lunedì 23 novembre 2015

Danni cardiaci da obesità: un aiuto dai semi d’uva?

Danni cardiaci da obesità: un aiuto dai semi d’uva?



Danni cardiaci da obesità: un aiuto dai semi d’uva?
Un recente studio si è proposto di valutare l’effetto cardio-protettivo sui danni indotti dall’obesità di un estratto di semi (50%) e buccia (50%) di uva (Vitis vinifera). Per studiare il legame tra stress ossidativo e malattia cardiaca gli autori hanno usato un modello sperimentale di obesità indotta da una dieta ricca di grassi nel ratto. Modello utile per capire i rischi dell’obesità e i danni che essa comporta a carico di vari organi anche nell’uomo.
Gruppi di ratti sono stati alimentati con una dieta standard o con una dieta ricca di grassi (39%) e hanno assunto 500 mg/kg di estratto di semi e buccia di uva.
Nei ratti esposti per 45 giorni a una dieta ricca di grassi (39%) che non assumevano l’estratto di Vitis vinifera si è osservato un aumento significativo del peso corporeo, del peso del cuore, e dei tessuti adiposi addominali oltre all’aumento dei livelli di PCR (proteina C reattiva) che depongono per uno stato infiammatorio, una deplezione dei livelli di ferro libero nel plasma, la comparsa di steatosi e siderosi cardiaca e di segni di lipotossicità. L’accumulo di grassi nel tessuto miocardico ha determinato un aumento dello stress ossidativo dimostrato da elevati livelli di radicali sulfidrilici.
Il trattamento con l’estratto di semi e buccia d’uva ha significativamente ridotto tutti gli effetti negativi della dieta ricca di grassi dimostrando un potente effetto antiossidante. Il trattamento con l’estratto anche per 6 settimane non ha influenzato l’apporto di cibo qualunque fosse il regime alimentare a cui i ratti venivano sottoposti.
Non sono stati osservati effetti collaterali.
Lo studio enfatizza l’utilità dell’estratto di Vitis vinifera nel ridurre il danno indotto da una dieta ricca in grassi anche grazie alla sua capacità di contrastare l’accumulo di ferro nel tessuto miocardico.
In conclusione i dati dello studio suggeriscono che l’estratto di Vitis vinifera può essere un agente cardio-protettivo e anti obesità sicuro e aprono prospettive positive per un suo utilizzo anche in altre condizioni patologiche cardiache come l’infarto.
L’obesità è un problema sanitario pubblico di rilevanza mondiale e un importante fattore di rischio per diabete 2, morbilità e mortalità cardiovascolare, iperlipidemia ed ipertensione. L’insieme di queste complicanze viene definito “sindrome metabolica” ed è dovuto alla deposizione ectopica di grasso in tessuti non adiposi (pancreas, cuore, rene, fegato). Lo stress ossidativo sembra essere il link tra l’accumulo di grasso e le malattie cardiovascolari legate all’obesità.
È innegabile l’utilità di questo tipo di studi: essi aiutano ad evidenziare l’efficacia e la sicurezza delle sostanze naturali nell’animale e ne stimolano lo studio sull’uomo a garanzia di un uso sempre più sicuro e efficace.



fonte : www.conoscerelepiantemedicinali.it

martedì 17 novembre 2015

Alimentazione ed ernia iatale

Alimentazione ed ernia iatale

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Ernia iatale

Dolori al petto e alla schiena, formicolio e addormentamento del braccio sinistro, bocca amara, difficoltà a respirare, annebbiamento della vista, tachicardia. Il quadro esatto di un attacco cardiaco. Ma non è sempre così. Anche l'ernia iatale può avere gli stessi sintomi. Una patologia di cui non si conoscono le cause e di cui si può solo controllare gli effetti più dolorosi.
Arrivano all'improvviso. Proprio in un momento di maggior tranquillità e rilassatezza fisica. Si caratterizza con dolori acuti, continui e fastidiosi.  Ma il fatto che questi dolori tipici dell'infarto siano in realtà motivati dalla presenza di un'ernia iatale non deve farci sottovalutare il problema. Come molte malattie tra il somatico e il patologico l'ernia iatale non trova ancora una spiegazione univoca e razionale da parte della scienza medica. Ciò che rimane costante è che ad un certo punto la piccola apertura posizionata a sinistra del diaframma, lo iato, si allarga più del dovuto permettendo ad una parte dello stomaco di fuoriuscire verso l'alto nella cavità toracica. Questa è l'ernia iatale. Le ernie iatali sono molto frequenti e si rilevano fino a sei persone su dieci prima dei 60 anni con questa patologia. Sono tre i tipi individuati di ernia iatale e che si differenziano per come si comporta l'ernia all'interno della cassa toracica e per la loro rarità...nonché per i sintomi dolorosi che ciascuna forma provoca.  Quando l'ernia iatale fa male i sintomi sono inconfondibili: bruciore di stomaco e rigurgito, disturbi nella digestione, perché gli acidi prodotti dallo stomaco rifluiscono verso l’esofago. In casi più gravi il reflusso gastro-esofageo è cronico a tal punto da dare origine con il tempo ad ulcere, sanguinamento, anemia e persino asma. Fino alla difficoltà stessa nella deglutizione e nel passaggio del cibo nello stomaco. Ci sono poi sintomi dolorosi molto simili ad un attacco cardiaco. In questi casi è meglio evitare sia di giustificarli con l'attacco di ernia iatale o preoccuparsi in modo spropositato temendo di trovarci di fronte ad un attacco cardiaco. L'importante è non sottovalutare lo stato. Un escalation di dolori al centro del petto, irradiamento del dolore dietro alla schiena e sotto le scapole, dolore, formicolio e addormentamento del braccio sinistro, occhi pesanti, mal di testa, bocca amara, difficoltà a respirare, annebbiamento della vista, tachicardia. Sembra la descrizione perfetta di un infarto in bello stile. Ma è l'ernia iatale che si fa sentire. Solitamente, infatti, chi soffre di ernia iatale si è sottoposto almeno una volta ad una visita cardiologica per scongiurare eventuali rischi di cardiopatie. E allontanato lo spettro dell'infarto la diagnosi si può effettuare con la pH-metria per misurare la quantità di acido, la manometria esofagea per valutare la funzione del cardias ed il movimento dell'esofago, la gastroscopia per vedere l'ernia. Altri esami come la scintigrafia e la radiologia con bario sono oggi entrati in secondo piano. Non conoscendo le cause precise dell'ernia iatale e quindi la definitiva soluzione, le cure sono finalizzate a calmare i sintomi più invalidanti e dolorosi: gli antisecretori gastrici, I procinetici, antispastici per l’intestino, i farmaci che bloccano i canali del calcio e alcuni antidepressivi indeboliscono i muscoli che formano il tratto inferiore dell’esofago. Modificare la dieta e eliminare alcune abitudini scorrette nella propria vita, come il fumo e troppi caffè possono allungare il tempo tra un attacco ed un altro.  In casi estremi sarà necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico.

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Le cure ufficiali

La medicina accademica, propone farmaci antiacidi o antisecretivi in modo continuo o al bisogno. Oppure l’intervento chirurgico.
A proposito dell’intervento chirurgico, qualche anno fa uno studio ha messo a confronto i benefici dell’intervento con la terapia farmacologica e ha scoperto che i pazienti che erano finiti sotto i ferri continuavano comunque ad aver bisogno dei farmaci antireflusso. Ancora peggio: la sopravvivenza a 10 anni tra gli operati era significativamente più bassa e le morti per cause cardiovascolari maggiori. Inoltre, ufficialmente l’intervento dovrebbe prevenire il tumore, tuttavia, i ricercatori non solo hanno dichiarato che il rischio di tumore nel reflusso gastroesofageo è stato oltremodo esagerato dalla medicina, ma hanno anche dimostrato che, operazione o no, il rischio di cancro all’esofago rimane comunque molto basso (J Am Med Assoc, 2001: 285: 2331-8).

Le alternative
Contrariamente all’approccio della medicina ufficiale, quello naturale dovrebbe occuparsi del malato, più che della malattia. La valutazione della costituzione, della patobiografia, delle tendenze ereditarie e dello stato energetico globale dell’organismo sono più importanti dei singoli sintomi contingenti, come il bruciore o l’acidità. Questo non toglie il fatto che, anche con la medicina naturale, non si possano utilizzare, all’occorrenza o inizialmente, dei farmaci antiacidi (erbe, polvere di ostrica, bicarbonato di sodio, calcio carbonato, ecc.) per alleviare i sintomi. Tuttavia, la cura sintomatica deve essere subordinata alla cura globale della persona: abitudini di vita, alimentazione, attività fisica, peso, attitudine mentale.


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Alimentazione
Sulla base della mia esperienza , posso affermare che il reflusso gastroesofageo ed eventuali processi infiammatori-ulcerativi possono essere totalmente curati e guariti senza i farmaci dell’allopatia e, a parte rari casi, senza chirurgia, indipendentemente dalla presenza di un’ernia iatale o dell’Helicobacter pylori. La base fondamentale dell’intervento terapeutico è la dieta. Non solo intesa sotto il profilo di quello che si deve o non si deve mangiare, ma anche riguardo ad alcuni fondamentali aspetti:
  • modalità - mangiare con calma, seduti, in ambiente tranquillo e non freddo,  senza il disturbo di telefoni,  televisione o discussioni impegnative. Masticare tutto molto bene. Come dice il saggio: “Mastica la tua acqua e bevi il tuo cibo”. La saliva contiene sostanze che tamponano l’acidità e riparano le mucose. Addirittura, pare che masticare la chewing gum dopo i pasti sia un toccasana per chi soffre di reflusso: stimola la produzione di molta saliva e aumenta il ritmo di deglutizione…l’importante è non usare quelle con aspartame e acesulfame. Nell’ambito delle “modalità”, una cosa da non fare mai è sdraiarsi dopo i pasti o infossarsi nella poltrona, ma anche impegnarsi in attività fisiche intense;
  • tempi -  per esempio, non bisogna abbuffarsi la sera e poi saltare la colazione;
  • ritmi -  avere pasti regolari, evitare digiuni prolungati;
  • associazioni - non mischiare di tutto durante il singolo pasto. Dissociare il più possibile;
  • qualità – consumare alimenti altamente nutrienti, freschi e vitali. Evitare il forno a microonde, i cibi confezionati, ecc. Ridurre globalmente i carboidrati. Alcuni alimenti potrebbero peggiorare decisamente la situazione: caffè, cioccolata, menta, alcol, spezie, dolciumi, ecc.
  • quantità – fare piccoli pasti. Mai riempirsi. Non mangiare se non si è ancora digerito il pasto precedente.

Il sovrappeso è una condizione che aggrava notevolmente il reflusso. In questo caso, allora, bisogna modificare la dieta anche in senso dimagrante.

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Fitoterapia
Offre una vasta gamma di piante medicinali che si sono dimostrate efficaci nel riflusso, nelle gastrite e perfino nelle ulcere gastro-duodenali. Non è possibile in questa sede elencarle e descriverle tutte. Posso solo segnalarne alcune. Hanno principalmente proprietà antinfiammatorie, regolarizzanti l’acidità, calmanti viscerali, adattogene (antistress) e amaricanti (amare). Queste ultime sono di notevole importanza perché, somministrate alle giuste dosi, hanno la proprietà di tonificare la valvola del cardias, di favorire la digestione, stimolare la motilità dello stomaco (azione procinetica) e far così procedere in avanti il contenuto alimentare, senza farlo tornare indietro.
A proposito di acidità, voglio segnalare che alcuni affermano che il reflusso gastro-esofageo non è affatto un problema di iperacidità, come la medicina ufficiale ci vuole far credere, ma esattamente il contrario. Tanto che una delle cure proposte è proprio l’uso di integratori a base di acido cloridrico ed enzimi da assumere prima dei pasti.

PIANTA MEDICINALE                                                                           PROPRIETÁ

Liquirizia, Glycyrrhiza glabra               Antinfiammatoria, antisecretiva, cicatrizzante, protettiva delle mucose.
Olmaria, Spirea ulmaria                       Normalizzante l’acidità gastrica, lenitiva e protettiva delle mucose.
Altea, Althaea officinalis                        Lenitiva, emolliente, antinfiammatoria, cicatrizzante.Aloe vera, Aloe barbadensis                                            Antinfiammatoria, antiulcerativa, cicatrizzante.
Calendula, Calendula officinalis         Cicatrizzante, riepitelizzante, antinfiammatoria.
Shatavari, Asparagus racemosus       Antiulcera, emolliente.
Centella, Centella asiatica                    Antiulcera, riepitelizzante, adattogena.
Amalaki, Emblica officinalis                  Emostatica, antiossidante.
Scutellaria, Scutellaria sp                      Sedativa, tonico-nervina, antispastica e leggermente amara.
Uncaria, Uncaria tomentosa                 Adattogena, antiossidante, antinfiammatoria, antimicrobica.
Melissa, Melissa officinalis                    Sedativa, antidepressiva, antispastica.
Genziana, Gentiana lutea                      Digestiva, procinetica.
Cicoria, Cichorium intybus                    Coleretica, digestiva, procinetica.
Zenzero, Zingiber officinale                   Digestiva, spasmolitica, antinfiammatoria, carminativa.



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Trattamenti integrativi

Fermenti lattici – sono di straordinaria importanza per il tratto gastro-intestinale e certamente da inserire nella cura per il reflusso. Meglio orientarsi su prodotti non “gastro-resistenti”, ma che possano agire già nell’esofago e nello stomaco. Lattobacilli, bifidobatteri e altri simili producono vitamine, enzimi e numerosi fattori che concorrono al ripristino dell’ecologia delle nostre mucose. Alcuni sono anche in grado di tenere sotto controllo l’Helicobacter pylori

Glutamina – è usata come integratore per curare l’ulcera gastro-duodenale. Le cellule delle mucose la utilizzano come “carburante”. In caso di danno cellulare, infiammazione e ulcerazione il fabbisogno cellulare aumenta. 

Colostro – è una speciale sostanza secreta dalle ghiandole mammarie di tutti i mammiferi al momento della montata lattea. E’ uno straordinario liquido che ha la funzione di proteggere la salute e la vitalità del nuovo nato. E’ stato in assoluto il vostro primo pasto, se avete avuto la fortuna di essere allattati al seno.  Contiene ormoni, vitamine, fattori di crescita e molto altro. Per scopi commerciali, si utilizza quello ricavato dal latte di mucche molto selezionate. Recenti studi dimostrano che il colostro può essere utile per la cura di numerose patologie gastrointestinali (American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 72, No. 1, 5-14, July 2000) e che alcune sue componenti possiedono un notevole effetto rigenerante e riepitelizzante (Beth Ley, PhD, Colostrum, Nature's Gift to the Immune System). 

Osteopatia e chiropratica - Il trattamento cranio-sacrale può spesso correggere il reflusso, soprattutto nei bambini.

Multienzimi - l’assunzione durante e dopo il pasto di integratori enzimatici aiuta la digestione e riduce il ristagno nello stomaco del cibo. Sono dei sintomatici che accompagnano una terapia più profonda. 

Vitamine e minerali – può costituire una terapia di supporto, soprattutto nei casi cronici. Uno studio ha messo in evidenza che una minore incidenza di cancro all’esofago è associato a più alti livelli nel corpo di vitamine A, B2, acido folico, zinco e altri fattori protettivi. 

Succo fresco di cavolo - è un’ottima cura antiulcera che si può utilizzare anche nel reflusso. Se ne bevono 3-5 bicchieri al giorno. E’ molto efficace, ma non tutti sopportano il sapore forte di questa bevanda. 

Sali di Schuesller -  devono essere scelti in base ai sintomi. I principali sono: Natrum Phos, Natrum Sulph, Silica, Magn Phos. 


Ayurveda – l’iperacidità è normalmente una condizione Pitta, ma il ristagno di cibo nello stomaco con conseguente fermentazione può essere Vata o Kapha.

Pitta – prevale la sensazione di bruciore, rigurgiti acidi e, a volte, nausea e vomito. Le cause possono essere un consumo eccessivo di zuccheri, dolciumi, cibi acidi, alcol e, più in generale, di pasti copiosi. Spesso si associano aspetti mentali come la collera, lo stress, l’impazienza e la competizione.
Vata – sono meno presenti sintomi come il bruciore e i rigurgiti acidi. Prevale il dolore. La persona si sente vuota, ha freddo ed è in uno stato di ansia. Possono esserci altri sintomi, come le palpitazioni, l'insonnia, il meteorismo e la stipsi. L’appetito e la digestione sono irregolari e le secrezioni acide squilibrate. Una borsa di acqua calda può aiutare, così come bevande e pasti caldi.
Kapha – la condizione Kapha si caratterizza per la presenza di catarro, secrezioni acquose, ma raramente acide, mancanza d’appetito, digestione lenta, dolore sordo e sensazione di pesantezza. I sentimenti negativi che si accompagnano possono essere di attaccamento, di avidità e di dolore.  C’è un problema di sovrappeso e di eccessi alimentari, orientati soprattutto verso carboidrati, dolciumi e grassi. 

mercoledì 11 novembre 2015

Il colore degli alimenti...

Il colore degli alimenti

MANGIAMO COLORATO
Una caratteristica fondamentale di un corretto programma nutrizionale è la presenza di piatti multicolore. C’è molta differenza nel trovarsi davanti ad un piatto mono o bicolore (bistecca e insalata verde) ad una portata variopinta, l’umore cambia, si mangia più volentieri e l’alimentazione corretta non è più vista come una privazione, ma come la scoperta di nuovi e appetitosi piatti.
Può sembrare strano, eppure è così, come si suol dire: anche l’occhio vuole la sua parte; ma questo è soltanto uno dei tanti aspetti che si nascondono dietro il colore degli alimenti.
Il colore è vibrazione, assumerne nell’alimentazione una combinazione dei cinque colori è assolutamente terapeutico, stimolante e salutare.
Attenzione, il colore dei cibi è dato da specifiche sostanze dette phytochymichals che hanno particolari funzioni nel nostro organismo.

COLORE GIALLO- ARANCIO

A dare il colore antitristezza per eccellenza sono luteina e zeaxantina, due sostanze antiossidanti che rinforzano la vista. Gli alimenti giallo-arancio (limoni, pompelmi, arance, peperoni, melone, ananas, prugna gialla, banana, oli vegetali, mais, zucca, albicocca e pesca) sono più ricchi di vitamina C che rafforza le difese del sistema immunitario e ha un effetto depurativo su tutto l’organismo. Contengono inoltre carotene che protegge le cellule dall’ invecchiamento. Secondo la cromoterapia, il giallo favorisce la concentrazione, la creatività e la digestione.
Consiglio: prendete l’abitudine di bere di mattino, a digiuno, un bicchiere d’acqua tiepida con una spremuta di limone.

COLORE ROSSO

È il colore della forza, antidepressivo, stimolante e usato contro molti disturbi dell’apparato respiratorio.
Pomodoro, fragola, prugna, ciliegia, peperone rosso, cocomero, mela rossa, arance rosse, anguria, barbabietola, ribes, peperoncino, ravanelli. La frutta e la verdura rossa sono ricche di Licopene e di antocianine che prevengono le malattie cardiovascolari, limitano lo sviluppo di tumori (è dimostrata l’azione specifica protettiva del Licopene sulla crescita del tumore alla prostata) stimolano le difese immunitarie ed i processi di guarigione della pelle, Il colore rosso stimola il metabolismo, riattiva tutte le funzioni dell'ultimo tratto dell'intestino facilitando l'eliminazione delle scorie e porta una ventata di energia alle ghiandole surrenali e al sistema nervoso autonomo.
Risultato: nell'organismo entra in circolo una maggiore quantità di noradrenalina, sostanza che fa lavorare meglio e più in fretta le cellule adipose, e quindi ha un'azione dimagrante, il licopene e antocianine, facilitano inoltre il drenaggio dei liquidi e la circolazione vascolare. Per questo i cibi rossi accelerano il sistema linfatico, la seconda via d'uscita delle scorie, dopo l'intestino. Si ha bisogno di questi alimenti quando ci si sente abbattuti o si hanno carenze di ferro, poiché l'ossido di ferro è notoriamente rosso. Gli alimenti rossi sono anche depurativi e, grazie al loro alto contenuto di potassio, rinnovano le energie vitali.
Consiglio: è meglio non abusare dei pomodori, alimenti acidi, ma alternarli ad altri ortaggi rossi, soprattutto nelle insalate estive. La classica caprese è un abbinamento di alimenti acidi: non è l’ideale per il buon equilibrio intestinale!!!!

COLORE VERDE

Il colore verde degli ortaggi è dato dalla clorofilla, è ricca di magnesio, che aiuta a regolare il metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Il verde è il colore dell’equilibrio energetico, calmante disintossicante e persino antinfluenzale
Tutte le verdure e gli ortaggi di colore verde e legumi come piselli, fave, kiwi, spinaci, broccoli, asparagi, cetrioli, basilico, carciofi, prezzemolo, insalata verde, zucchine, sono ricchi di clorofilla, magnesio, selenio, carotenoidi, luteina, polifenoli e vitamina C che favoriscono il buon funzionamento del sistema vascolare e la conduzione degli impulsi nervosi. Il magnesio poi è fondamentale in numerosi processi enzimatici che intervengono nell’assorbimento del calcio del fosforo, del sodio e del potassio, minerali preziosi per irrobustire le ossa, i vasi sanguigni, la vista e i denti. Polifenoli e Vit C hanno un’azione antitumorale sulla crescita cellulare anomala, eccellenti depurativi del sangue, favoriscono il drenaggio linfatico e irrobustiscono il sistema cardiocircolatorio.

COLORE BLU – VIOLA

I cibi blu- viola, melanzane, broccoli, cavoletti, frutti di bosco, uva nera, radicchio, fichi, prugne, contengono le antocianine che contribuiscono a migliorare e proteggere la vista, la struttura dei piccoli vasi sanguigni i capillari e prevengono il deposito di colesterolo sui vasi, l’aterosclerosi e migliorano la funzionalità renale
Tra i prodotti del gruppo blu-viola, il ribes e il radicchio sono ottimi antiossidanti perché ricchi di vitamina C e protagonisti nella formazione della carnitina e del collagene. Il radicchio inoltre, come fichi, ribes, more e prugne, contiene il potassio che protegge il tessuto osseo e diminuisce il rischio di patologie cardiovascolari e l’ipertensione. Di magnesio sono ricche le melanzane povere invece di calorie.
I frutti di bosco, invece, curano la fragilità dei capillari e prevengono le infezioni del tratto urinario, sono amici di un intestino sano con la loro fibra solubile che regola l’assorbimento degli altri nutrienti e alimenta la flora microbica intestinale.
Ancora: nel blu-viola ci sono alimenti ricchi di fibra e di carotenoidi, attivi contro tumori, patologie cardiovascolari incluso l’ictus, cataratta, invecchiamento cellulare, patologie neurodegenerative e invecchiamento cutaneo.
Curiosità: il vino rosso deve il suo colore allo antocianidine. Durante l’invecchiamento, le antocianidine reagiscono con le molecole, incolori, ma amare, d’altri flavonoidi che costituiscono un tipo di tannino. La reazione rimuove i tannini e migliora il gusto del vino. Nei vini molto invecchiati, la stessa reazione porta invece alla rimozione delle antocianine rosse e lascia visibile il colore marrone dei tannini.
Consiglio: due dita di buon vino rosso di sera aiutano a star meglio (in assenza di patologie!)

COLORE BIANCO
Mela, sedano, pere, finocchi, porri, cipolle, funghi, cavolfiore sono dominati dal bianco dato dalla quercetina, sono ricchi di potassio, vitamina C, polifenoli, composti solforati e flavonoidi. Sono ricchi di fibre e sali minerali, permettono di rinforzare il sistema scheletrico le ossa e l’apparato cardiocircolatorio rendendo più fluido il sangue.
I porri, le cipolle e l’aglio contengono un particolare composto detto allucina potentissimo antiossidante. Tutti contribuiscono a ridurre naturalmente i livelli di colesterolo nel sangue
Questi alimenti svolgono una benefica azione sul sistema nervoso, sul cervello e sulle facoltà intellettive superiori. Alcuni alimenti in cui è presente questa vibrazione sono elencati per l'energia blu. I cibi che vanno dal viola all'indaco sono particolarmente ricchi di magnesio e di altri elementi fondamentali per le funzioni cerebrali.

lunedì 9 novembre 2015

IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE ALIMENTARI...

Etichette alimentari


IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE ALIMENTARI

Avere la lista della spesa non sempre è sufficiente ad evitare l’acquisto di prodotti in più, magari superflui, ma che sembrano richiamare la nostra attenzione tra gli scaffali del supermercato.
Sicuramente con la vita frenetica dei nostri giorni è utile avere una dispensa ben fornita, ma siamo sicuri di acquistare sempre i prodotti migliori prestando attenzione alla loro composizione?
Semplicemente, siamo in grado di leggere un’etichetta alimentare?
Purtroppo molte volte la risposta è …No!
Leggere l’etichetta è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per conoscere le caratteristiche di un prodotto; il suo scopo è quello di informare e tutelare l’acquirente in modo corretto e più possibile trasparente.
In realtà alcune informazioni sono obbligatorie e regolamentate per legge, mentre altre sono facoltative o complementari.
Dal 1982 per legge l’etichetta deve riportare l’elenco degli ingredienti con nome specifico leggibile. Il governo ha poi emanato il D lgs 27/01/92 n. 109 che è il testo vigente secondo il quale devono essere riportate le seguenti indicazioni:

GLI INGREDIENTI
L‘ordine con cui appaiono gli ingredienti nell’etichetta non è casuale, ma è regolato per legge. In particolare gli ingredienti devono comparire in ordine decrescente di quantità, in altre parole il primo ingrediente è più abbondante del secondo che a sua volta è più abbondante del terzo e così via.
Controllando l’ordine degli ingredienti tra due prodotti simili possiamo quindi farci un’idea di quale dei due è qualitativamente migliore.
Tra gli ingredienti non dobbiamo dimenticare gli “ADDITIVI” che di solito compaiono alla fine dell’elenco. Evitarli è quasi impossibile, essi sono presenti nella maggior parte degli alimenti che si acquistano al supermercato e sono utilizzati sia per conservare i prodotti sia per renderli più invitanti.
La legge stabilisce come e quando, ma soprattutto quali additivi possono essere usati.
Gli additivi sono sostanze che sono utilizzate dall'industria alimentare per migliorare alcune caratteristiche del prodotto come:

tempo di conservazione (conservanti)
aspetto e colore (coloranti, emulsionanti, ecc.)
sapore (esaltatori di sapidità, correttori di acidità, ecc.)

Gli additivi non hanno alcun valore nutrizionale e non sono sempre così innocui.
Il loro impiego è regolamentato a livello nazionale e comunitario e sulle etichette sono spesso indicati con la lettera E seguita da un numero. La lettera E indica che l’additivo in questione è permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea, mentre il numero che segue ne definisce la categoria d’appartenenza.
Coloranti (da E100 ad E199)

Conservanti (da E200 ad E299)
la loro funzione e quella di rallentare il processo di deterioramento del cibo causato da muffe, batteri e lieviti.

Antiossidanti (E300 ad E322) evitano il processo d’ossidazione dell’alimento.

Correttori di acidità (da E325 ad E385) danno all’alimento un gusto acidulo

Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495).
Aromatizzanti, conferiscono agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la loro indicazione in etichetta in modo generico come “aromi”. Possono essere naturali o artificiali. Alla prima categoria appartengono aceto, limone, zucchero e derivati, alcool, olio e sale.

ATTENZIONE!!! Il produttore può affiancare agli additivi registrati con la sigla europea altri additivi scritti con il nome per esteso. In questo caso il consumatore è tratto in inganno poiché portato a pensare che gli additivi impiegati siano solo quelli contrassegnati con la sigla E….
I dubbi sulla dannosità di alcuni additivi sono ancora molti. Nonostante la legge fissi i livelli massimi consentiti, questi fanno riferimento ad un consumo moderato di alimenti, cioè non considerano la somma di tutti i cibi consumati in un pasto o in un giorno.
Infatti, è difficile valutare l’interazione tra diverse tipologie di additivi e valutare gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi differenti, inoltre non vi è alcuna prova sui loro effetti a lungo termine.
Di molti additivi non è stata provata alcuna conseguenza sulla salute, ma non si ha nemmeno la certezza che con il tempo non siano nocivi. Ancora non è chiaro se queste sostanze possano sviluppare reazioni allergiche, ma di sicuro contribuiscono all’insorgenza delle intolleranze alimentari.
E’ davvero molto difficile esprimere un giudizio unitario, non è possibile affermare che gli additivi alimentari sono innocui, ma nemmeno condannarli ingiustamente.
Vediamo alcuni esempi di additivi alimentari:

Nitrati (E249, E250) Nitriti ( E251, E252)
Sono conservanti utilizzati nei salumi, insaccati e carni lavorate, impediscono lo sviluppo del batterio Clostridium botulinum, il batterio che produce una tossina mortale, il botulino. Inoltre mantengono vivace il colore della carne e ne migliorano il sapore.
I nitrati in piccole dosi non sono pericolosi, mentre i nitriti legandosi alle ammine presenti in altri cibi formano le nitrosammine, considerate potenzialmente cancerogene.

Polifosfati (E450)
Si trovano principalmente negli insaccati cotti, il prosciutto cotto, la spalla cotta e nei formaggi fusi, per renderli più morbidi e succosi.
Possono dare problemi digestivi e poiché forniscono all’organismo dosi massicce di fosforo, per poter essere eliminato, questo minerale è legato agli atomi di calcio e poi eliminato insieme. In pratica, un eccesso di fosforo si traduce in una perdita di calcio, a danno di ossa e denti.
Sarebbe bene evitarli, soprattutto nell’alimentazione dei bambini; proprio per questi aspetti le nuove norme sul prosciutto cotto vietano l’uso di questi additivi nei prosciutti cotti di alta qualità.

Solfiti (da E220 ad E227)
Evita la fermentazione della frutta secca evitandone l’imbrunimento naturale.
Questi additivi sono irritanti per il tubo digerente e distruggono la vit. B1 fondamentale per il sistema nervoso.
Inoltre, possono dare reazioni allergiche e sono sospettati di essere legati all’iperattivismo infantile.

Glutammato (E620, E621)
Rafforza il gusto degli alimenti, lo troviamo in quasi tutti i piatti pronti, nel dado, nelle salse, nelle patatine e snacks, ecc.
Oggi si ritiene che possa causare mal di testa e problemi a livello del sistema nervoso, ma solo nelle persone predisposte.

Acido alginico e arginati (da E400 ad E405) carragenine (E406, E407).
Sono addensanti  presenti soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.
Possono provocare reazioni allergiche e, se ingerite in grandi quantità, alterano il metabolismo.

Mono e digliceridi degli acidi grassi (E471).
Li ritroviamo molto spesso nelle merendine e  nei biscotti. Hanno la funzione di emulsionare, addensare e conservare. L’organismo li utilizza come grassi.

Lecitina di soia (E322), Butilidrossianisolo (E320), Acido L-ascorbico (E300-E304).
Li ritroviamo nei prodotti da forno, cereali, biscotti e merendine. Sono antiossidanti, impediscono che i grassi si ossidino, irracidendosi.
La lecitina di soia non è considerata tossica, ma favorisce la metabolizzazione e il trasporto degli acidi grassi dal fegato alla periferia. In dosi elevate può influire sull’assorbimento intestinale.
Per quanto riguarda l’E320, secondo alcuni, potrebbe distruggere la vitamina D, aumentare i livelli di colesterolo e causare allergia.
L’acido L-ascorbico altro non è che la vit. C, è innocuo anche se in forti dosi può avere un effetto lassativo.

Sorbitolo (E420), Mannitolo (E421)
Sono dolcificanti che possono causare problemi allo stomaco.

Coloranti gialli (da E101 ad E110)
E102 ed E110 sono controindicati per chi è allergico all’acido acetilsalicilico e per gli asmatici.
Questi sono soltanto alcuni degli additivi presenti nei prodotti commerciali, per approfondire l’argomento si rimanda a https://it.wikipedia.org/wiki/Additivo_alimentare dia.

Per la legge italiana ci sono prodotti che non possono contenere additivi:
acqua minerale;
burro;
caffè;
latte;
miele,
olio di oliva;
pasta secca;
the in foglie;
yogurt bianco;
legumi e verdura fresca.

QUANTITATIVO
Molte volte appare il termine “peso sgocciolato”, ciò indica che il prodotto è immerso in un liquido, quindi deve esserne indicata la quantità “peso sgocciolato” oltre al peso netto.
Attenzione a non farsi trarre in inganno dal prezzo, comparare sempre il peso dei due prodotti.

TERMINE DI SCADENZA
Occorre avere un occhio di riguardo per quanto riguarda la data di scadenza, perché è un elemento fondamentale.
Vediamo alcuni esempi:
“da consumarsi preferibilmente entro….” = fino a quella data il prodotto garantisce le sue proprietà, ma può essere consumato anche per un breve periodo successivo alla data indicata (pasta e riso).
“da consumarsi entro…” = va consumato assolutamente entro quella data e non oltre (yogurt, latte, formaggi freschi).
La data può essere indicata:
gg/mese = per i prodotti che si conservano per meno di tre mesi (latte,formaggi freschi, yogurt)
mese/anno = per i prodotti che si conservano più di tre mesi ma meno di 18 mesi (pasta all’uovo, biscotti, merendine, salse).
Anno = per prodotti che si conservano per almeno 18 mesi (scatolame).
Molto spesso il consumatore è portato molte volte a scegliere un prodotto anziché un altro per il periodo di conservazione più lungo. In realtà (ma non sempre) un periodo di conservazione minore indica un minor utilizzo di conservanti o la presenza d’ingredienti più pregiati.

AZIENDA PRODUTTRICE
Ultimamente sì da molta importanza alla provenienza dell’alimento per garantirne la sicurezza,
ad esempio nel settore ortofrutticolo dal 15/02/2003 è entrata in vigore un decreto legislativo (dlgs/306/02) che dispone l’applicazione di una carta di identità da applicare alla frutta e alla verdura, in cui sono indicati: natura del prodotto, sua origine, varietà, categoria.
Purtroppo sono ancora tanti i commercianti a non applicare la legge.

CODICE A BARRE
Il codice a barre, composto di un insieme di barre e numeri, permette di risalire alla provenienza nazionale. Ad esempio: 80 Italia, 30 Francia, 400 Germania, 57 Danimarca, 45/49 Giappone….

MATERIALE DELLA CONFEZIONE
Sulle confezioni troviamo infine indicazioni sul materiale utilizzato per le confezioni:
CA = cartone; AL = alluminio, PVC = polivinilcloruro, ACC = banda stagnata.
Tutte queste indicazioni sono utili per il corretto differenziamento e smaltimento dei rifiuti.

CONSIGLI PER UN CORRETTO ACQUISTO
Etichette ricche di indicazioni alimentari sono sinonimo di qualità.
Più indicazioni troviamo sull’etichetta, tanto migliore sarà il giudizio alimentare sul quel prodotto. La qualità dell’alimento è esaltata dalle sue proprietà nutrizionali e pubblicizzando la natura e l’origine dei suoi ingredienti. Il produttore è obbligato, per legge, a rispettare la veridicità delle informazioni riportate sull’etichetta. La descrizione del metodo di produzione, certificazione di qualità, ricette e numero verde d’assistenza clienti contribuiscono ad elevare ulteriormente la qualità del prodotto.
Non fare troppo affidamento all’immagine riportata sulla confezione.
Sotto l’immagine rappresentativa del prodotto ritroviamo, anche se in caratteri minuscoli, la dicitura “l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, quindi non facciamoci ingannare dall’illustrazione perché essa non è legata necessariamente al reale aspetto del prodotto. Non dimentichiamoci di verificare l’integrità della confezione.
Attenzione agli slogan “ Senza……” 
“Senza zucchero”, se nell’etichetta troviamo riportato le seguenti diciture “ sciroppo di glucosio”, “sciroppo di fruttosio”, “maltosio, “amido di mais”, “sciroppo di vegetali” vuol dire che l’alimento contiene indirettamente dello zucchero; queste sostanze hanno, infatti, un indice glicemico simile al saccarosio. Preferire prodotti dolcificati con succo di uva o succo di mela o fruttosio puro.
“Senza grassi”, se nell’etichetta troviamo la dicitura “mono e digliceridi degli acidi grassi” essi sono metabolizzati dall’organismo come grassi. Preferire gli alimenti contenenti grassi mono- polinsaturi.
“Senza calorie” o “Dietetico”, molte volte in questi prodotti troviamo come dolcificante l’aspartame. Il mio consiglio è quello di evitare questi prodotti perché l’aspartame, è stato scientificamente provato, è un composto potenzialmente cancerogeno.
Occhio al prezzo!!!
Molte volte capita di scegliere il prodotto in base al prezzo, pensando di risparmiare, ma in realtà se confrontiamo i due prodotti ci possiamo rendere conto che non sempre è così. Impariamo a confrontare il peso, sia intero che sgocciolato: mole volte quello che costa di meno e perché contiene meno prodotto. Impariamo a verificare la qualità: spesso l’uso massiccio di additivi sottolinea la scarsa qualità dell’alimento, perché queste sostanze molte volte vengono usate per mascherare l’assenza di alcuni ingredienti troppo costosi o per compensare la scarsa qualità delle materie prime. • I prodotti freschi. E’ una buona regola acquistare prodotti confezionati il meno possibile. Impariamo a servirci dei prodotti di stagione, sia freschi che surgelati, evitando i cibi precotti e confezionati nei quali l’uso di additivi è spesso importante. Riscopriamo la cucina tradizionale, utilizzando ingredienti naturali di prima qualità, cucinati in modo semplice e leggero. Quando si fa la spesa utilizzare anche il cervello e non solo gli occhi, facciamoci guidare dal buon senso, molte volte è meglio acquistare di meno ma prodotti di qualità che riempire la dispensa di prodotti scadenti, che danneggiano la salute. Sicuramente in questo modo risparmieremo sulle spese per la salute.