sabato 30 maggio 2015

Brownies crudisti alle nocciole...

Brownies crudisti alle nocciole

CAM00971Eccomi con una nuova ricetta dolce, crudista e a base di cacao crudo.  Il cacao comune tostato che si trova in commercio perde nella tostatura molte delle sue proprietà. Allo stato crudo invece pare sia l’alimento naturale più ricco in assoluto di antiossidanti, in particolare flavonoidi e polifenoli, ma anche preziosi minerali e vitamine. Inoltre il suo effetto benefico sull’ umore, energetico e tonificante, è molto più efficace. Se come me non siete abituati a bere caffè (io non l’ho mai bevuto in vita mia) attenzione a consumare cacao crudo alla sera perché rischiate di non riuscire a dormire!
Questi brownies non hanno nulla da invidiare a quelli classici tipici americani, con la grande differenza che non solo sono vegani e senza zucchero ma anche crudisti!
Per dolcificare ho usato datteri medjoul (quelli grossi e morbidi) e lo zucchero di cocco, ottenuto dal nettare dei fiori della palma da cocco, molto interessante dal punto di vista nutrizionale perché a basso indice glicemico. 
Ingredienti per circa 10 pezzi:
200 g nocciole sgusciate (non tostate)
210 g crema di datteri (ottenuta frullando 12 datteri medjoul insieme a 100 g d’acqua)
60 g cacao crudo
60 g zucchero di cocco (nettare dei fiori di palma da cocco)
20 g cocco grattugiato o rapé
mezzo cucchiaino da caffè di vaniglia in polvere
Passate al mixer le nocciole tritandole grossolanamente (non devono ridursi a farina ma a granella o pezzettini piccoli). Poi snocciolate e tagliate a pezzetti i datteri e frullateli insieme all’acqua per ottenere la crema di datteri (ne verrà un po’ di più rispetto alla dose necessaria, dipende dalla dimensione dei datteri, quella che avanza potete utilizzarla come una normale marmellata, spalmata su pane o gallette ecc).
Amalgamate le nocciole tritate al cacao setacciato, lo zucchero di cocco, il cocco grattugiato e la vaniglia, poi unite la crema di datteri e impastate dapprima con un cucchiaio poi con le mani. Dovrete ottenere un impasto non troppo morbido, con consistenza simile alla pasta frolla. Fatene un panetto e lasciatelo riposare e rassodare in frigo per un’oretta, poi riprendetelo e su un ripiano stendetelo con un mattarello tra due fogli di carta forno (per evitare che si appiccichi). Dovete lasciarlo piuttosto spesso, circa 2 centimetri. A questo punto con un coltello affilato tagliate dei quadrotti e se volete lasciateli riposare ancora un pochino in frigo. Al momento di servire spolverateli leggermente con poco cacao crudo o carruba in polvere.

venerdì 29 maggio 2015

carta d' identità delle uova...


Nichel: 10 alimenti che ne contengono di più

Nichel: 10 alimenti che ne contengono di più


alimenti nichel allergia

L'allergia e l'intolleranza al nichel sono sempre più diffuse. Possono presentarsi sia a livello cutaneo che alimentare. Chi è fortemente allergico o intollerante al nichel potrebbe ricevere dal proprio medico alcune indicazioni sui cibi da preferire, da limitare o da escludere. La maggior parte degli alimenti contiene nichel e una dieta fatta di privazioni e di esclusioni spesso diventa difficile da seguire. Alcuni alimenti contengono nichel più di altri.

Chi ha una forte intolleranza o allergia al nichel, dovrebbe evitare in generale gli alimenti contenuti in scatolette di alluminio e lattine e preferire le confezioni in vetro. Attenzione anche alle pentole in alluminio e alle padelle in teflon. In genere si consiglia di sostituire il più possibile le pentole e le teglie con alternative in vetro pirex. Se l'allergia al nichel non è soltanto alimentare, ma anche da contatto, fate attenzione soprattutto ai gioielli, oltre che ai gancetti, ai bottoni e alle cerniere di abiti, scarpe e accessori.
La tolleranza all'allergene può variare molto da un soggetto all'altro. Di norma chi è allergico o intollerante al nichel a livello alimentare sa quali sono i cibi che è in grado di consumare soltanto in piccole quantità o quali sono gli alimenti che preferisce evitare per salvaguardare la propria salute. Alcuni medici potrebbero suggerirvi di evitare determinati alimenti per un certo periodo. Online sono presenti numerose tabelle che indicano gli alimenti più o meno adatti a chi mal sopporta il nichel, ma è sempre bene valutare con il proprio medico il da farsi e seguire una dieta adatta a seconda delle proprie esigenze e condizioni di salute. Ciò che è certo, è che alcuni alimenti contengono più nichel di altri. Ecco un breve elenco di alcuni degli alimenti che contengono più nichel:
1) Cioccolato e cacao in polvere: il cioccolato è una delle fonti di nichel più concentrate. Il cioccolato fondente ne contiene 2,6 microgrammi per grammo, il cioccolato al latte 1,2 e il cacao in polvere 9,8.
2) Anacardi: gli anacardi contengono 5,1 microgrammi di nichel per grammo. Tra la frutta secca, gli anacardi sono una delle maggiori fonti di nichel, a cui sarà necessario fare più attenzione, soprattutto se presenti in tracce nei prodotti industriali e confezionati.
3) Pomodori e ortaggi: tra gli ortaggi più ricchi di nichel troviamo i pomodori, ma il nichel è contenuti anche in asparagi, broccoli, carote, cavoli, cavolfiori, fagiolini, finocchi, lattuga, sedano, radicchio e altri ortaggi. Sono di solito più tollerati: cetrioli, zucca, zucchine, melanzane e peperoni.
4) Spinaci: anche gli spinaci contengono una certa quantità di nichel, pari a 0,30 microgrammi per grammo e sono tra le verdure da tenere maggiormente sotto controllo in caso di allergia o intolleranza al nichel, accanto a cibi come pomodori e lenticchie.
5) Legumi e frutta secca: chi è allergico al nichel potrebbe dover moderare il consumo di legumi e di frutta secca, con particolare riferimento alle lenticchie, ai ceci, alla soia, alle noci, alle nocciole e alle mandorle. I fagioli rossi, ad esempio, contengono 0,45 microgrammi di nichel per grammo.
6) Frutta essiccata: la frutta essiccata contiene quantità di nichel maggiori rispetto alla frutta fresca. ciò potrebbe dipendere anche dai trattamenti industriali. Tra la frutta essiccata possiamo trovare fichi, uvetta, albicocche e prugne.
7) Bevande: chi è particolarmente sensibile al nichel dovrebbe fare attenzione ad alcune bibite e bevande, con particolare riferimento alla cioccolata, al caffè, al tè e alla birra, ma anche a tutte le bibite contenute in lattina.
8) Cibi in scatola: i cibi conservati possono incrementare il loro contenuto di nichel a causa del materiale del contenitore. Attenzione a lattine e scatolette. Tra i cibi in scatola si possono trovare tonno, carne, legumi, frutta e verdure. Meglio scegliere le alternative fresche o confezionate in altri materiali in caso di allergia al nichel.
9) Cereali: tra i cereali più ricchi di nichel troviamo l'avena, il mais, il miglio e il grano saraceno. Bisogna prendere in considerazione sia i cereali in chicco che le relative farine e i prodotti confezionati che possono contenerle.
10) Frutti di mare e pesce: per quanto riguarda gli alimenti non vegetali, tra le maggiori fonti di nichel troviamo i frutti di mare e il pesce (ben nota fonte di metalli pesanti), con particolare riferimento alle ostriche, al salmone, ai gamberi e alle cozze, ma anche ad aringhe e sgombri.

Alimenti contenenti Nichel
Tra gli alimenti da limitare o evitare, a seconda dei casi, si trovano anche alcuni tipi di latticini, come formaggi fusi, formaggini, yogurt al malto o ai cereali e panna montata; alcuni tipi di dolci, come il marzapane e la liquirizia e tutto ciò che contiene cacao o cioccolato. Attenzione anche al lievito chimicoe ai cibi che lo contengono, alla composizione degli integratori di vitamine e di minerali, ai funghi, alla margarina e ad alcuni tipi di frutta fresca, tra cui pere, albicocche, ananas e kiwi, oltre che ai grassi vegetali idrogenati, al dado da brodo, alle patatine fritte e alle gallette di mais o di avena. Il panorama degli alimenti permessi o da evitare è molto variegato.
E' forse impossibile seguire una dieta che escluda del tutto il nichel. Può capitare di essere sensibili a certi alimenti, ma di tollerarne bene altri, anche se contengono nichel. Per compiere le scelte migliori, soprattutto nei casi più gravi, è bene rivolgersi ad uno specialista.

fonte : www.greenme.it

sabato 23 maggio 2015

Anisakis,parassita del pesce crudo!



Che cos'è l'Anisakis?

fonte : www.my-personaltrainer.it

Il genere Anisakis comprende alcune specie di parassiti che popolano abitualmente l'apparato digerente di certi pescimolluschi e mammiferi marini.
Anisakis Nel PesceGli Anisakis sono nematodi patogeni per l'uomo, responsabili d'infezioni note come "anisakidosi" o "anisakiasi": le malattie veicolate da Anisakis vengono contratte dopo l'ingestione di pesce crudo o poco cotto contaminato dal parassita.
Ma non è tutto: oltre alle anisakiasi, questi nematodi possono essere i protagonisti di allergie. Dopo l'assunzione di cibo crudo infettato da Anisakis, l'organismo di alcune persone produce immunoglobuline di tipo E (IgE); ne consegue una reazione allergica anche grave (es. anafilassi).

Qual è il ciclo biologico dell'Anisakis?

Descrizione e ciclo biologico

DESCRIZIONE

L'Anisakis è un nematode appartenente alla famiglia degli Anisakidae, composta da 5 generi, di cui 4 causano malattie nell'uomo e in altri animali:
  1. Anisakis, tra cui Anisakis simplex e Anisakis physeteris
  2. Pseudoterranova
  3. Contracaecum
  4. Phocascaris
Tra questi appena elencati, i nematodi appartenenti al genere Anisakis sono probabilmente i più frequenti parassiti trasmessi dai prodotti ittici all'uomo.
L'Anisakis presenta tutte le caratteristiche tipiche dei nematodi: il corpo è cilindrico e vermiforme, a sezione circolare, che ben si differenzia da quello dei platelminti (vermi piatti).
Gli Anisakis sono parassiti di grosse dimensioni, visibili ad occhio nudo, spesso raggomitolati su se stessi: questi nematodi, dalla cromia biancastra o rosata, misurano da 1 a 3 cm di lunghezza. Si tratta di parassiti pseudocelomati, dunque costituiti da un falso celoma, la cavità interposta tra canale alimentare e parete del corpo.
La parete del parassita è costituita da tre sezioni fondamentali:
  1. Cuticola pluristratificata, formata da collagene. Per insidiarsi nello stomaco dell'ospite, la cuticola è indispensabile al parassita: questa, infatti, funge da scudo ai succhi gastrici acidi.
  2. Strato epidermico intermedio
  3. Strato muscolare longitudinale
Gli Anisakis sono organismi cosiddetti "proctodeati", ovvero dotati di bocca per l'assunzione di cibo e di ano per l'emissione di feci.

CICLO BIOLOGICO

Similmente alla stragrande maggioranza dei parassiti, gli Anisakis presentano un complesso ciclo vitale. Numerosi sono gli ospiti intermedi, e l'uomo - in questo specifico caso - non è l'ospite definitivo come si potrebbe credere. Il ciclo biologico si svolge in ambiente marino passando per vari stadi di sviluppo. Per semplificare, riportiamo un elenco degli ospiti intermedi del parassita:
  • Gli Anisakis vivono nello stomaco dei mammiferi marini (balene, foche, delfini); le uova non fecondate di Anisakis vengono dunque rilasciate in mare tramite le feci → primo stadio
  • Giunte nell'acqua, le uova di Anisakis maturano (vengono fecondate); successivamente, escono dall'uovo e si diffondono (larve L2) → secondo stadio
  • Le larve vengono ingerite da un ospite intermedio (es. crostaceo planctonico): in questa fase, le larve L2 maturano in L3 → terzo stadio
  • Dopo aver mangiato l'Anisakis, il crostaceo viene a sua volta ingerito da un secondo ospite intermedio (pesci, calamari ecc.). Quando l'ospite muore, le larve di Anisakis migrano nel fegato, nelle gonadi, nel mesentere e, soprattutto, nei tessuti muscolari. Mediante la predazione, le larve passano da pesce a pesce.

A questo punto, il ciclo vitale può completarsi od interrompersi:
  1. I mammiferi marini si nutrono di pesci, seppie o calamari con larve L3 → le larve L3 divengono vermi adulti, producono uova ed il ciclo riprende
  2. L'uomo, mangiando pesci crudi o malcotti, incarna l'ospite accidentale dell'Anisakis: giunto nell'intestino umano, il parassita, non potendo ultimare il proprio ciclo vitale, muore.
Non dimentichiamo, tuttavia, che le infezioni da Anisakis nell'uomo possono creare disturbi di natura gastrointestinale (dolori addominalidiarreavomito), fino a perforazioni di stomaco od intestino.
Anisakis - Ciclo Vitale

Infezioni da Anisakis

Le anisakiasi sono zoonosi emergenti, a causa della rapida diffusione di nematodi Anisakis: l'assunzione di pesce crudo o poco cotto contaminato da larve di Anisakis può scatenare un'infezione gastrointestinale. La specie più coinvolta nelle anisakiasi èAnisakis simplex.
Dopo poche ore dall'ingestione di questi pesci contaminati, il malcapitato lamenta violenti dolori addominalinausea e vomito. In alcuni casi, le larve di Anisakis giungono a livello intestinale: in simili frangenti, dopo un paio di settimane dall'infezione, l'organismo può rispondere con una grave risposta granulomatosa eosinofila, causando sintomi che mimano la sindrome di Crohn.
Fortunatamente, nella maggioranza dei casi diagnosticati, la cura per l'allontanamento del parassita risulta piuttosto semplice. L'infezione da Anisakis tende ad autorisolversi in poco tempo: il malcapitato, avvalendosi eventualmente di sussidi terapeutici, guarisce completamente in una manciata di giorni. Solo di rado, l'Anisakis può causare gravi ostruzioni a livello dell'intestino tenue: in questo caso, il paziente verrà sottoposto all'intervento chirurgico. Alcuni pazienti possono evitare la chirurgia: la terapia con albendazolo può essere sufficiente.

Prevenzione delle anisakiasi

La messa in pratica di semplici accorgimenti permette di consumare il pesce in totale sicurezza: il trattamento termico (congelamento/cottura), per un tempo sufficientemente lungo, è indispensabile per prevenire le anisakiasi.
La FDA raccomanda sempre di congelare molluschi e pesce destinati al consumo alla temperatura (almeno) di -35°C per 15 ore, oppure a -20°C per 7 giorni. Anche la cottura (il cuore del prodotto deve raggiungere i 60°C per almeno un minuto) garantisce l'allontanamento e l'uccisione del parassita dal pesce.
Né la salatura, né tantomeno la marinatura o l'affumicatura sono metodiche preparative efficaci per uccidere Anisakis dal pesce.
fanatici del crudismo, prima di consumare pesce fresco non abbattuto termicamente, dovrebbero essere certi che lo stesso sia stato immediatamente eviscerato dopo la pesca. Chiaramente, tutto il pesce destinato al consumo dovrebbe essere attentamente ispezionato "ad occhio nudo" per il rilevamento di parassiti Anisakis: ricordiamo, infatti, che questi nematodi raggiungono dimensioni considerevoli che li rendono visibili ad occhio nudo.



Allergie da Anisakis

Da oramai alcuni anni, l'Anisakis è riconosciuto come un possibile vettore di allergopatie.
I soggetti particolarmente sensibili possono sviluppare allergia mediante la semplice manipolazione di pesci infetti. Le allergie da Anisakis possono essere contratte anche semplicemente inalando allergeni diffusi nell'aria durante la lavorazione di prodotti ittici infetti.
Nei pazienti sensibili, neppure l'adeguato trattamento termico garantisce l'immunità da queste allergie. Le larve di parassiti come Anisakis ed altre specie affini (es.Pseudoterranova spp., Hysterothylacium aduncum) possono rilasciare nei tessuti del pesce sostanze biochimiche (antigeni), estremamente resistenti a congelamento e cottura. Il soggetto ipersensibile od allergico, a contatto con queste sostanze, sviluppa reazioni allergiche di gravità variabile: le più frequenti allergopatie sonoorticariaangioedema e reazioni anafilattiche, talvolta accompagnate da sintomi gastrointestinali. Meno frequenti sono gli attacchi asmatici, le dermatiti da contatto e le congiuntiviti dopo l'inalazione/assunzione di pesce contaminato da larve di Anisakis.

Il prick test e la ricerca di anticorpi specifici contro le larve di questi parassiti sono indagini diagnostiche utili per accertare il sospetto di allergia da Anisakis. L'ipersensibilità a questi parassiti è valutata dal rapido incremento dei livelli di IgE nei giorni immediatamente successivi al consumo di pesce contaminato da Anisakis.

venerdì 22 maggio 2015

Come liberarsi dalla forfora in maniera naturale...

Come liberarsi dalla forfora in maniera naturale


La forfora può essere il risultato di una cute secca o di una malattia della pelle chiamata dermatite seborroica. Potrebbe anche essere causata da eczema, psoriasi, o, molto spesso, da una crescita eccessiva di un fungo chiamato Malassezia.
Rimedi farmacologici includono lo shampoo con zinco piritione, che combatte la proliferazione di funghi e batteri, il ketoconazolo e il solfuro di selenio.
Fortunatamente,  esistono anche tanti rimedi naturali in grado di eliminare questo antiestetico problema; lo Specchio Verde ce ne presenta alcuni.

Aspirina
L'aspirina contiene lo stesso principio attivo (acido salicilico) di tanti shampoo antiforfora. Per tenere sotto controllo la desquamazione del cuoio capelluto,  polverizzate due aspirine e aggiungetele allo shampoo che utilizzate abitualmente.  
Lasciate riposare il composto sui capelli per 1-2 minuti, poi risciacquate bene e lavate nuovamente con lo shampoo.

Bicarbonato di sodio
Il bicarbonato potrebbe rappresentare la chiave di volta per una cura naturale per la forfora.
Bagnate i capelli e poi strofinate una manciata di bicarbonato di sodio con vigore sul vostro cuoio capelluto.
Non fate lo shampoo e procedete subito al risciacquo. Il bicarbonato di sodio riduce la formazione di funghi che causano la forfora. Proseguit e con l'applicazione del bicarbonato per un paio di settimane,  fino al completo riequilibrio del cuoio capelluto.

Collutorio
Nei casi più "ostici", è possibile utilizzare il collutorio per il trattamento della forfora. Procedete con il vostro normale shampoo e poi risciacquate con un collutorio a base di alcool. Le proprietà anti-fungine del collutorio aiutano a prevenire la proliferazione dei funghi che causano la forfora.

Limone
Massaggiate due cucchiai di succo di limone direttamente sul cuoio capelluto e risciacquate con acqua.
Successivamente,  sciogliete un cucchiaino di succo di  in una tazza di acqua e passate il liquido si capelli. 
Ripetete il tutto fino alla scomparsa della forfora.
Il limone,  grazie alla sua acidità, riesce a bilanciare il pH della cute riducendo significativamente la forfora.

Aglio
Le proprietà anti-fungine dell'aglio sono perfette per eliminare i batteri che causano la forfora.
Schiacciate due spicchi d'aglio e strofinateli sul cuoio capelluto. Per evitare il fastidio del cattivo odore, mescolate l'aglio schiacciato con del miele e massaggiate il cuoio capelluto prima del consueto shampoo. 

fonte : naturale-bellezza.blogspot.it

sabato 9 maggio 2015

Orecchiette fatte in casa aglio, olio e pomodori secchi...

Orecchiette fatte in casa aglio, olio e pomodori secchi

IMG_6210Tipiche della cucina popolare pugliese, le orecchiette sono un formato di pasta che mi è sempre piaciuto particolarmente. Farle in casa, come le donne meridionali di una volta, è semplicissimo, ci vuole solo un pochino di pazienza e di tempo. Tra i condimenti oltre alle classiche cime di rapa si può optare per un semplice sugo al pomodoro fresco e, perché no, aglio e olio! Io ho scelto quest’ultimo aggiungendo però pomodori secchi a pezzetti e un trito di erbe aromatiche.
Ingredienti per 2 persone: IMG_6208
160 farina (o semola) di grano duro (meglio se Senatore Cappelli)
40 g farina integrale
110/120 g circa di acqua tiepida
Per il condimento:
1 manciata di pomodori secchi sott’olio
1 spicchio d’aglio
mezza bustina di zafferano

erbe aromatiche fresche a piacere (basilico, prezzemolo, erba cipollina, maggiorana…)
2 cucchiai lievito alimentare in scaglie
IMG_6204Miscelate le due farine insieme in una ciotola e poi versate l’acqua a poco a poco impastando con le mani fino ad ottenere una pasta morbida che farete riposare per una mezz’oretta ricoperta da pellicola (per evitare che si asciughi e formi una crosticina all’esterno). Poi prendete l’impasto, staccatene dei pezzi e su un tagliere o ripiano di legno ricavate dei bastoncini piuttosto sottili (della dimensione di una matita circa). Con un coltello tagliate dei pezzetti, come per gli gnocchi ma più piccoli. Poi col dito schiacciateli contro il ripiano in modo da ottenere la forma di orecchiette (vedi immagine sopra). Fatele asciugare per qualche ora sul ripiano.
Cuocete le orecchiette in abbondante acqua salata, dopo circa 5 minuti dovrebbero essere pronte. Per il condimento: tagliate a pezzettini piccoli i pomodori secchi ben sgocciolati e soffriggeteli in padella pochi minuti insieme allo spicchio d’aglio, un po’ d’olio e lo zafferano. Versate nella padella le orecchiette cotte e ben scolate e fatele insaporire qualche minuto, poi unite le erbe aromatiche tritate e il lievito alimentare, mescolate e servite subito.

mercoledì 6 maggio 2015

Vitamina B3, o niacina, o vitamina PP: ecco le sue principali attività e le fonti alimentari...

Vitamina B3 (niacina o vitamina PP)


fonte : saperesalute.it

Risultati immagini per vitamina b3

Che cos’è

La vitamina B3, solubile in acqua, è nota anche con il nome di niacina o vitamina PP per la sua azione contro la pellagra ("pellagra preventive factor"), una malattia un tempo molto diffusa causata dalla sua carenza.
È tra i componenti di due coenzimi (NAD e NADP) fondamentali nelle reazioni di ossidoriduzione che avvengono nel nostro metabolismo. La vitamina B3 è essenziale per il regolare funzionamento del sistema nervoso.

Fonti alimentari

Le maggiori fonti naturali di vitamina B3 sono le arachidi, la carne bianca (specie il tacchino), il vitello, il fegato di manzo, il salmone, il tonno, il pesce spada e il lievito di birra. È una delle vitamine più stabili: non teme infatti l'ossigeno, il calore e la luce.

Attività

La vitamina B3 è necessaria per la respirazione cellulare, aiuta nella liberazione di energia e il metabolismo dei carboidrati, grassi e proteine, una buona circolazione e la salute della pelle, il funzionamento del sistema nervoso, e la normale secrezione di fluidi biliari e dello stomaco.
Potenzia la memoria e sembra essere anche efficace nel trattamento di ansia. La niacina è anche efficace nel migliorare la circolazione e ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.

Carenza

Numerosi i sintomi che possono indicare una carenza di vitamina B3, dalla perdita del tono muscolare alla cattiva digestione ai disturbi cutanei.
Anche problemi alle gengive e alla lingua, insieme con mal di testa ricorrente, nausea e irritabilità possono essere associati a un insufficiente apporto di vitamina B3.
La carenza grave di vitamina B3 (oggi molto rara nei paesi occidentali) provoca la pellagra, una malattia caratterizzata da lesioni all'apparato digerente (uno dei sintomi è la diarrea), lesioni alla cute e al sistema nervoso centrale.

Sovradosaggio

Ad alte dosi, può risultare tossica. I principali effetti collaterali che si possono verificare sono quelli vasodilatatori con comparsa di ipotensione e vampate, eritema, prurito, dolore epigastrico, nausea, mal di testa e diarrea.
Si sono anche avuti casi di alterazione delle transaminasi ed epatotossicità.

sabato 2 maggio 2015

Vellutata di asparagi e patate...

Vellutata di asparagi e patate



In Sicilia si usano molto gli asparagi selvatici che si possono raccogliere in campagna nel periodo di marzo/aprile o anche trovare facilmente nei mercati rionali o dai fruttivendoli. Sono molto sottili e teneri ma hanno un gusto deciso e piuttosto amaro che non a tutti piace. Gli asparagi coltivati invece, quelli che comunemente si trovano in commercio un po’ dappertutto in questo periodo, sono a volte poco saporiti e duri… Il segreto è sceglierli non troppo grossi ma di medie dimensioni, freschi, dal colore verde brillante e poi pulirli bene e cuocerli nel modo giusto. Nella ricetta di questa vellutata, davvero semplicissima, vi spiego come.
Ingredienti per 2/3 persone:
1 mazzo da 500 g di asparagi verdi coltivati 
2 patate medio-piccole (circa 300 g)
2 scalogni
1 manciata di prezzemolo fresco
olio EVO, sale q.b.
Lavate gli asparagi, tagliate le punte e mettetele a bollire per 5/10 minuti in 500 ml circa d’acqua leggermente salata. Nel frattempo pulite il gambo eliminando l’estremità più chiara e legnosa. Poi con un un pelapatate o un coltellino affilato pelate la parte inferiore e più grossa del gambo conservando lo scarto (che vi servirà per fare il brodo).
Scolate le punte e tenetele da parte, nella stessa acqua di cottura immergete gli scarti della pelatura del gambo, coprite e lasciate sobbollire per una quindicina di minuti.
Nel frattempo affettate gli scalogni, tagliate a rondelle i gambi degli asparagi puliti, sbucciate le patate e tagliatele a dadini. Fate stufare gli scalogni con un paio di cucchiai d’olio in una casseruola, poi unite gli asparagi a rondelle e le patate a dadini e fate insaporire per pochi minuti mescolando. Quindi unite il brodo di asparagi filtrato, coprite e lasciate sobbollire fin quando il tutto sarà cotto e morbido e sarà rimasto un solo un po’ fondo di cottura. Frullate con un minipimer a immersione fino ad ottenere una crema vellutata. Impiattate disponendo sulla vellutata le punte degli asparagi precedentemente condite con un pizzico di sale e un goccio di olio EVO. Cospargete di prezzemolo tritato e servite non troppo calda.
fonte : nonsoloveg.altervista.org

venerdì 1 maggio 2015

ARGININA : PROPRIETA' E FUNZIONI...

ARGININA : PROPRIETA' E FUNZIONI 
 


Cos’è l’arginina: 

L'arginina è un amminoacido polare basico. Il nome arginina deriva dal latino argentum, dato che è stata isolata per la prima volta precipitandone il sale d'argento. Fu isolata per la prima volta nel 1886 da un estratto di germoglio di lupino 1886 ad opera del chimico svizzero Schultze. 

Negli esseri umani l'arginina è considerata amminoacido essenziale nei bambini, ovvero va assunta tramite l'alimentazione perché l'organismo non è in grado di sintetizzarne una quantità sufficiente. Nell'adulto l'arginina rientra nella categoria degli aminoacidi condizionatamente essenziali (insieme a glicina, glutamina, prolina e taurina) perché ricopre un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'omeostasi e delle funzioni dell'organismo. Negli adulti viene sintetizzata nel ciclo dell'urea.  

Amminoacidi essenziali sono quegli aminoacidi che l'organismo non è in grado di sintetizzare a sufficienza relativamente ai propri bisogni e che quindi devono essere integrati per mezzo della dieta. Il fatto che i bambini non sintetizzino una quantità di arginina sufficiente alle richieste organiche potrebbe dipendere dal fatto che nella fase dell'accrescimento c'è una notevole produzione di ormone della crescita la cui sintesi sembra richiedere, oltre ad altre sostanze, anche la presenza di arginina. 


   

Funzioni dell’arginina:



Le funzioni dell'arginina sono molteplici e proprio a tale importanza biologica è dovuta la sua popolarità. Sull’arginina sono stati effettuati numerosi studi, che ne hanno evidenziato alcune proprietà: non tutti i risultati emersi da questi studi hanno però trovato evidenza scientifica. Per correttezza, riportiamo leprobabili proprietà dell’arginina.

  NELLA SINTESI DEGLI AMMINOACIDI E DEL GLUCOSIO

L'arginina è un precursore della creatina e ne aumenta la velocità di sintesi; tale proprietà potrebbeinfluenzare positivamente la performance atletica. L'arginina interviene inoltre nella sintesi di altri amminoacidi e in quella del glucosio, agendo in tal senso come aminoacido gluconeogenetico (l'arginina può cioè essere catabolizzata per produrre energia quando le scorte di glucosio scarseggiano). 


 NELLA DETOSSIFICAZIONE

L'arginina è un prodotto intermedio del ciclo dell'urea e come tale contribuisce a detossificare l'organismo. Durante un esercizio fisico l'ammoniaca prodotta deriva principalmente dalla deaminazione dell'AMP (adenosinmonofosfato) nelle cellule muscolari. L'accumulo di ammoniaca è uno dei fattori che determinano la fatica e il potere detossificante dell'arginina potrebbe essere utile anche negli sport di durata (ciclismo, corsa, sci di fondo ecc.).



COME IMMUNOSTIMOLANTE


L'arginina è utilizzata inoltre come immunostimulante nelle condizioni in cui l'organismo è debilitato(ustioni, traumi e patologie varie)  



L'arginina interviene nella sintesi di ossido nitrico, una sostanza che induce vasodilatazione diminuendo la pressione arteriosa ed aumentando l'apporto di sangue ai tessuti, genitali compresi. Tale effetto contribuisce in linea teorica all'aumento del desiderio e delle prestazioni sessuali. L'arginina è utilizzata perciò per il trattamento della disfunzione erettile.

 
CONFRONTO ARGININA/VIAGRA

Come il citrato di sildenafil (Viagra), la L-arginina è pensata per potenziare l'azione dell'ossido di azoto verso i muscoli che circondano i vasi sanguigni dei corpi cavernosi. Come risultato i vasi sanguigni del pene si dilatano, aumentando il flusso sanguigno e di conseguenza l'erezione stessa.

La differenza fra le due sostanze è che il Viagra va a bloccare l'enzima PDE5 (che distrugge l'ossido nitrico), mentre l'arginina è utilizzata per incrementare la produzione dell’ossido.

In uno studio, sono stati somministrati a 50 uomini 5g di arginina al giorno, oppure una sostanza placebo. Dopo sei settimane gli uomini che hanno osservato miglioramenti erano quelli che avevano assunto la L-arginina. A differenza del Viagra, tale sostanza deve, infatti, essere assunta quotidianamente.
 
Tra i presunti effetti dell'arginina, la sua capacità di aumentare la produzione di spermatozoi; l'assunzione di arginina viene infatti suggerita come cura nelle dispermie seminali. 

Secondo alcuni studi inoltre l'infusione endovenosa di arginina ha aumentato la concentrazione sierica di ormone GH, o ormone della crescita e prolattina.  



NELLE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI

Per queste sue proprietà vasodilatatorie l'arginina potrebbe essere utile anche nella cura delle patologie cardiovascolari (ipertensione, arteriosclerosi, angina ed ipercolesterolemia). 

 

Arginina negli alimenti



Normalmente una persona assume dai 3,5 ai 5 grammi di arginina al giorno soprattutto attraverso carne, frutta secca e alimenti vegetali ricchi di proteine (legumi).  

Dosi interessanti (il riferimento è relativo a 100 g di prodotto) di tale aminoacido sono contenute per esempio nelle proteine isolate della soia (6,07 g), nella polvere di albume (4,4 g), nel merluzzo sotto sale (3,75 g), nelle noci secche (3,62 g), nelle arachidi (3 g), nella farina di soia (2,67 g), nella pancetta di maiale cotta (2,5 g), nelle mandorle secche (2,46 g), nelle nocciole secche (2,22 g), nelle lenticchie (2,17 g), nel tacchino arrosto (1,98 g), nel gambero cotto (1,83 g), nei ceci (1,82 g), nell'aragosta cotta (1,8 g), nelle alici sott'olio (1,73 g), nell'aragosta (1,64 g), nei gamberetti (1,63 g), nel caviale (1,59 g), nella spalla di maiale (1,57 g) ecc.

  Deficit di arginina potrebbero essere presenti nelle persone che seguono una dieta strettamente vegetariana (dieta vegana), in condizioni di stress psicofisico severo, malattie o traumi

Contenuto in arginina degli alimenti


ALIMENTOmg/100g
Arachidi tostate3736
Nocciole2824
Fave secche, ceci, lenticchie secche, soia2000-2200
Carne1500-2000
Mandorle1587
Pesce900-1200
Uovo intero790
albume576
tuorlo1131
Formaggi540
Cereali e derivati (pasta, pane, riso ecc.)400-500
 


Effetti collaterali



L'utilizzo di arginina è controindicato alle persone soggette a frequenti manifestazioni da herpes virus, dato che tale amminoacido sembra favorire gli episodi di riattivazione del ceppo virale. L'amminoacido lisina, dall'altra parte, parrebbe avere effetti contrari, migliorando il controllo dell'herpes sia labiale che genitale.

Elevate dosi di arginina (oltre i 30 grammi al giorno) possono provocare cefalea, ipotensione e nefrotossicità.

Per dosi inferiori gli effetti collaterali più comuni si riferiscono ad episodi di diarrea, crampi addominali e nausea. 


fonte : www.antiagingclub.it