giovedì 29 ottobre 2015

IL SECONDO CERVELLO: SISTEMA NERVOSO ENTERICO, DISBIOSI, STRESS...

IL SECONDO CERVELLO: SISTEMA NERVOSO ENTERICO, DISBIOSI, STRESS


Tra intestino e cervello esiste un collegamento strettissimo, primariamente per una ragione: nell’intestino si trova una rete nervosa molto complessa composta da oltre cento milioni di neuroni che gestiscono le attività intestinali e che si collegano al cervello tramite il sistema nervoso vegetativo


Tra intestino e cervello esiste un collegamento strettissimo, primariamente per una ragione: nell’ intestino si trova una rete nervosa molto complessa composta da oltre cento milioni di neuroni che gestiscono le attività intestinali e che si collegano al cervello tramite il sistema nervoso vegetativo.  Questa rete nervosa intestinale, per le sue dimensioni e per le sue modalità di funzionamento e stata più recentemente denominata “secondo cervello”.Questo secondo cervello si trova nella parete dell’intestino ed è costituito da due plessi di tessuto nervoso. 

Il primo a parlare dell’esistenza di un “cervello nella pancia” è stato il neurobiologo Michael D. Gershon nel 1998 quando ha pubblicato il risultato di 30 anni di ricerche nel libro “Il secondo cervello”.In meno di un decennio si è affermata l’idea che l’intestino è un organo“intelligente” con capacità di associazione e coordinazione proprie e le ricerche condotte hanno caratterizzato sia morfologicamente che funzionalmente alcuni dei neuroni presenti nella parete intestinale. 

Autonomia di funzionamento non vuol dire però che il cervello enterico sia completamente autarchico: la relazione tra i due cervelli prosegue senza sosta in entrambe le direzioni. E’ noto infatti quanto possano pesare lo stress e le emozioni negative sulla salute dello stomaco e dell’intestino. Il primo cervello può alterare il normale funzionamento del secondo, interferire con i suoi ritmi e per questa via disturbare la peristalsi, la produzione di acidi, enzimi, di ormoni, di citochine.


Ma è vero anche il contrario. Stando all’ anatomia le connessioni che dal cervello enterico vanno a quello centrale sono più numerose di quelle che fanno il viaggio inverso. Questo vuol dire che disordini intestinali possono produrre il loro effetto sul cervello centrale! A predominare tra i neurotrasmettitori nel rapporto tra primo e secondo cervello è sicuramente la serotonina, una molecola nota ai più per il suo legame con la depressione. Quasi il 95% della serotonina del nostro organismo viene prodotta dalle cellule dell’intestino. Nella pancia questa molecola serve a iniziare il riflesso peristaltico e a mantenere il tono vascolare, e quindi a regolare i movimenti e l’attività digestiva.
Allo stesso tempo serve come segnale al cervello: invia segnali positivi, come la sazietà, o negativi, come la nausea.
In caso di infiammazione intestinale si produce un eccesso di serotonina che colma i sistemi di riassorbimento e desensibilizza i recettori: questo può causare un blocco della peristalsi. Allo stesso tempo l’infiammazione attiva enormemente l’enzima che demolisce la serotonina e quindi si può avere, nel tempo, a livello cerebrale, un forte deficit della molecola con conseguente depressione.
Infiammazione, alterazione intestinale e depressione possono quindi essere manifestazioni dello stesso processo.

Nel 1971 Richard J. Wurtman, direttore del centro di ricerche cliniche del MIT (Massachussetts Institute of Technology), in collaborazione con il neuropsichiatra John Fernstrom, pubblicò su Science il primo lavoro che dimostrò che la serotonina cerebrale dipende dalla disponibilità del suo precursore triptofano e che quest’ultimo passa nel cervello in quantità superiori se il pasto è ricco di carboidrati e povero di proteine. A prima vista ciò appare una stranezza, visto che anche le proteine animali contengono una buona quantità dell’aminoacido.
A impedire il passaggio di triptofano nel cervello è la concorrenza tra questo aminoacido e quelli più grandi (tirosina, valina, metionina, ecc…). Tra il triptofano e gli altri si realizza una competizione per occupare lo stesso recettore in direzione delle cellule nervose: se i competitori sono in numero superiore i posti sui recettori vengono occupati da loro e il triptofano resta “al di qua” della barriera ematoencefalica. Il rapporto tra il triptofano e gli altri è maggiore nel caso di una pasto ricco di carboidrati in quanto l’insulina, che viene attivata dalla presenza di carboidrati, fa diminuire la concentrazione dei competitori. 
Carboidrati non vuol dire naturalmente solo pasta e dolci, ma anche frutta e verdura, la cui importanza per il mantenimento di un buon umore, deriva dalla loro ricchezza in acido folico, che a sua volta determina la presenza di un fondamentale antidepressivo endogeno, la s-adenosil-metionina. Tra gli altri esempi possibili, e riconducendo più strettamente la trattazione al concetto di“stress”, è possibile parlare del rapporto tra stress cronico e aumento del peso. 
Sembrerebbe confermato che lo stress cronico, con l’incremento di cortisolo, induce obesità con una pluralità di meccanismi, di cui verrà scritto in dettaglio. Lo stress cronico comporta un aumento del livello di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali. Questo ormone di per sé fa ingrassare, ma stimola anche il rilascio di dopamina dal cervello, che rinforza positivamente la reazione di stress. Il rilascio di dopamina è anche fortemente stimolato dall’ assunzione di cibo, in particolare da carboidrati e grassi. 
Si innesca così un circolo vizioso per cui la persona stressata ricerca cibo ad alto contenuto di zuccheri e grassi come conforto verso l’iperattivazione del sistema dello stress e di quello del piacere.
Le persone sottoposte ad uno stress cronico quindi tendono a incrementare  la ricerca di cibi.

Oltre che con il primo cervello, il secondo cervello è in collegamento con il resto dell’organismo anche attraverso il sistema immunitario. La costruzione della microflora intestinale avviene ognuno di noi al momento del parto, quando il neonato viene a contatto con la flora batterica materna e prosegue nel corso dell’allattamento al seno. Col tempo, la flora del nostro intestino viene continuamente a contatto con microorganismi ingeriti con il cibo verso cui, una volta che si è pienamente insediata (e ciò avviene attorno al terzo anno di vita), manifesta la propria ostilità. La flora microbica autoctona è in grado di produrre una seria resistenza alla colonizzazione da parte di serie microbiche esogene. Questa resistenza è potenziata dall’ attività del sistema immunitario muco-nasale
Questo equilibrio può essere disturbato per vari motivi al punto tale che l’organismo entra in uno stato di disbiosi (da dis-bios, opposto alla vita), il cui trattamento costituisce uno dei concetti cardine della filosofia e della pratica del naturopata. Negli stati di disbiosi un ruolo chiave lo posseggono i probiotici, ovvero specifici ceppi di microorganismi, in particolar modo lactobacilli e bifidobatteri in grado di colonizzare la flora intestinale con effetti positivi sulla salute in quanto hanno come bersaglio privilegiato il sistema immunitario.Sembra inoltre che i probiotici non aumentino solamente la risposta immunitaria ma promuovano la tolleranza.
I bifido batteri costituiscono la “famiglia” più vasta di probiotici ed anche i più importanti batteri amici attivi nell’intestino tenue degli adulti in buona salute e dei bambini che siano stati, come abbiamo detto più sopra, allattati al seno. Questi batteri possono fisiologicamente diminuire con l’età o quando lo stato di salute inizia a declinare.
Le cause più comuni di distruzione dei bifidobatteri sono:
· Disbiosi da vaccinazioni
· Disbiosi da infezioni
· Repentini cambiamenti di dieta
· Carenze immunitarie
· Variazioni climatiche
· Uso di antibiotici
· Esposizione a radiazioni
· Stress 
In tutti questi casi diventa indispensabile mantenere una corretta integrazione di probiotici, dopo aver corretto l’alimentazione; agire in questo senso ci preserva da condizioni di disbiosi e permette un rapido recupero dello stato di benessere generale. 


fonte :curenaturali.it

lunedì 19 ottobre 2015

Celiachia: sintomi, rimedi, dieta e tutto ciò che devi sapere...

Celiachia: sintomi, rimedi, dieta e tutto ciò che devi sapere


Sentiamo molto spesso parlare di celiachia e in effetti questo è un problema che colpisce un numero sempre crescente di persone nel mondo.
In Italia è addirittura riconosciuta come malattia sociale e si stima che circa 400/600.000 italiani soffrano dei sintomi della celiachia, cioè una persona ogni 100/150 abitanti.
Negli ultimi 25 anni si stima che i casi diagnosticati di celiachia siano quintuplicati sia nei paesi storicamente più colpiti, a causa della dieta basata su un alto consumo di cereali contenenti glutine (Europa e Usa), sia in altre zone dove fino ad ora era meno frequente grazie all’ elevato consumo di riso (Asia).

Cos’è la celiachia


Viene solitamente diagnosticata ai bambini ma ci sono casi di diagnosi in età adulta: viene definita una malattia ereditaria in quanto, nonostante il rischio di celiachia nei familiari di primo grado di un soggetto affetto è appena superiore al 10%, questa percentuale è almeno 10 volte maggiore del rischio di persone che non hanno tra loro alcun grado di parentela.La celiachia è nella pratica un’infiammazione dell’intestino tenue ed è un’intolleranza al glutine che fa infiammare il tratto digerente: nello specifico il celiaco presenta un’intolleranza permanente alla gliadina che è la componente alcool-solubile del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro, nel kamut, mentre l’avena sembra essere tollerata in piccole quantità dalla maggior parte dei soggetti affetti.
Le conseguenze arrecate da questa malattia possono essere:
  • Anemia da carenza di minerali (ferro) o vitamine (vitamina B12, acido folico)
  • Aftosi orale (ovvero la comparsa di placche sulle mucose orali)
  • Osteoporosi
  • Cefalee
  • Problemi di natura psicologica come ansia, irritabilità e depressione
  • Aumento delle transaminasi, enzimi di origine epatica
  • Eruzione cutanea pruriginosa
  • Artrite reumatoide
  • Morbo di Addison, una malattia che danneggia le ghiandole che producono gli ormoni più importanti
  • Sindrome di Sjogren, una malattia che danneggia le ghiandole lacrimali e salivari.
Se non diagnosticata in tempo e in assenza di un adeguata cura la celiachia può condurre a fenomeni molto gravi  in quanto la progressiva distruzione dei villi intestinali può portare a malattie importanti e a volte irreversibili come ipotiroidismo, epilessia, alopecia, diabete, aborti frequenti, arresto della crescita nei bambini, tumori intestinali.
Parliamo comunque di conseguenze dovute al fatto di trascurare sintomi piuttosto chiari e notevoli, quindi non allarmarti.

Cos’è il glutine

Il glutine è un composto lipoproteico formato da due classi proteiche: gluteine e prolammine che si trovano nell’endosperma delle cariossidi dei frumenti e alcuni tipi di graminacee.
glutine
Il glutine si trova in molti cereali comunemente usati in cucina
E’ presente nel frumento e  in alcune varietà di cereali quali farro, orzo, segale, avena e grano khorasat (conosciuto come kamut). Di conseguenza lo si ritrova anche in tutti gli alimenti che contengono questi tipi di cereali.
Tra questi ci sono farine, pane, pizza, biscotti ed in genere la maggior parte dei prodotti da forno.  Bisogna poi prestare molta attenzione perché molti alimenti possono essere stati contaminati da glutine durante il processo di lavorazione o di cottura.

Perchè e come si diventa celiaci?

Secondo la ricerca sembra che i geni giochino un ruolo importante nella comparsa della malattia: insomma, si nasce predisposti.
In particolare alcuni varianti dei geni HLA-DQA1 e HLA-DQB, che istruiscono l’organismo nel creare proteine fondamentali del sistema immunitario. 
Il complesso genetico HLA ( Antigene leucocita umano ) aiuta infatti il sistema immunitario a distinguere le proteine del corpo da quelle prodotte da agenti esterni quali virus e batteri.
Resta però il fatto che non tutti coloro che ereditano la predisposizione genetica sviluppino la celiachia. Quale sia la reale causa scatenate resta un incognita e probabilmente ci sono più fattori concomitanti, fisici ed emotivi, che hanno un’incidenza.

Il coinvolgimento del Rotavirus

Una recente scoperta ha messo in luce nuovi aspetti che riguardano la celiachia in quanto alla base dell’insorgenza della celiachia pare esserci il coinvolgimento di un’infezione causata dal Rotavirus.
Il Rotavirus è un virus piuttosto diffuso e responsabile di una forma di enterite benigna: oltre il 90% degli italiani entra in contatto con questo virus ma solo in quelli che hanno i geni specifici scatenerà la celiachia.
Sia nei bambini che negli adulti è possibile riscontrare la presenza di anticorpi specifici contro la proteina virale VP7 del Rotavirus mentre questi anticorpi non si ritrovano nei soggetti sani.
Questi anticorpi attaccano le cellule che rivestono le pareti dell’intestino e a causa di questo attacco le cellule vengono danneggiate e vengono a crearsi dei “varchi” tra di esse. Il glutine passando attraverso questi varchi si deposita nelle pareti intestinali causando infiammazione.
Questo collegamento offre una speranza in quanto rende possibile una diagnosi tempestiva dell’effettiva possibilità di manifestare i sintomi della celiachia e la possibilità di poter usufruire in futuro di un vaccino adatto.

La zonulina

Un altro fattore su cui si stanno concentrando le ricerche riguarda la zonulina che è una proteina in grado di regolare la permeabilità intestinale. Nella celiachia si assiste ad un aumento della permeabilità intestinale e questo permette al glutine di penetrare nell’intestino. Bloccando il segnale di apertura della zonulina c’è la possibilità di evitare questo passaggio e il rischio di infiammazione associato. Il farmaco “anti zonulina” è in fase di sperimentazione.

Distinzione tra celiachia e intolleranza al glutine

Per prima cosa bisogna distinguere la celiachia  dall’intolleranza al glutine, in quanto, anche se legate alla stessa sostanza,  si tratta di due patologie distinte.
Un eccesso di glutine può determinare lo sviluppo della celiachia nei soggetti geneticamente predisposti mentre negli altri soggetti può manifestare disturbi dovuti a sensibilità lieve o sensibilità al glutine non celiaca (NCGS).
Nelle persone affette da celiachia il glutine scatena una reazione autoimmune che attacca e danneggia gravemente le pareti dell’intestino tenue.
Si tratta di una malattia autoimmune che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e che può manifestarsi a qualunque età.
L’intolleranza al glutine invece sviluppa sintomi precisi quali dolori addominali, colon irritabile, affaticamento, mal di testa ma non sono presenti lesioni alla mucosa intestinale.
Anche se l’intolleranza al glutine è meno grave in termini di conseguenze sull’organismo in Italia questa patologia colpisce 3 milioni di persone ed il numero è in costante aumento.
La differenza tra le due malattie è stata scoperta dai ricercatori della “Marylan School of Medicine” di Baltimora che hanno condotto degli studi in collaborazione con la Seconda Università  di Napoli e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista “BMC Medicine”.
  • La causa scatenante di entrambe è il glutine ma le reazioni che avvengono nel nostro organismo sono diverse.
  • La celiachia è una malattia autoimmune che ha normalmente una componente genetica mentre la sensibilità al glutine non può definirsi una malattia autoimmune e non ha la stessa componente genetica.
  • La celiachia essendo una malattia autoimmune durerà tutta la vita mentre la sensibilità al glutine potrebbe sparire anche se non si sa con certezza.
  • Inoltre, non essendo genetica, la sensibilità al glutine non sembra avere un aumento di rischio all’interno della stessa famiglia, cosa che invece è certo  per la celiachia.
  • Infine con la celiachia si possono manifestare altri problemi con il passare del tempo se non si elimina il glutine dalla propria alimentazione, come ad esempio osteoporosi, linfoma, anemia etc. La stessa cosa invece non accade con la sensibilità al glutine.

Sintomi della celiachia

I sintomi della celiachia compaiono solitamente nell’infanzia, ma la patologia può insorgere a qualunque età, sono infatti in aumento in casi diagnosticati dopo i 60 anni.
E’ difficile accertarla con precisione perché  i sintomi sono diversi da persona a persona e perché interferendo con l’assorbimento dei nutrienti il celiaco può manifestare problemi a diversi organi e tessuti.
La corretta diagnosi di questa patologia è resa ancora più difficoltosa dal fatto che spesso i sintomi vengono confusi con quelli di altre malattie: anemia, morbo di Chron, colon irritabile, ulcera gastrica, condizioni nervose. Esistono comunque esami specifici in grado di accertare la presenza delle lesioni ai villi intestinali chiaro sintomo della malattia.
Malassorbimento intestinale celiachia
Villi intestinali e malassorbimento
Fonte: www.mypersonaltrainer.it
La gravità dei sintomi dipende inoltre dall’estensione delle lesioni nell’intestino: le forme che colpiscono la prima porzione del tenue possono provocare disturbi lievi che non vengono immediatamente ricondotti alla sindrome da malassorbimento della malattia celiaca.

Tipologie di celiachia: maggiore, minore, silente

Si parla quindi di celiachia  classica, subclinica e silente a seconda della gravità dei sintomi e delle conseguenze  causate dal malassorbimento.
  • Si parla di malattia celiaca maggiore quando sono presenti i sintomi tipici del grave malassorbimento e cioè diarrea, steatorrea e marcata perdita di peso.
  • Si parla invece di malattia celiaca minore nel caso in cui i sintomi siano minori ed extraintestinali (anemia, osteoporosi, lesioni cutanee tipiche, infertilità, aborti spontanei,etc).
  • Si parla invece di malattia celiaca silente per quei pazienti diagnosticati, di solito tra i familiari, che non presentano alcun sintomo.

I sintomi della celiachia nei bambini

I bambini e i neonati che presentano problemi di celiachia possono avere dei gravi problemi durante la fase di digestione.
Nei bambini altri sintomi che possono fare pensare a questa malattia sono:
  • problemi di crescita;
  • diminuzione dell’appetito;
  • incapacità di aumentare di peso corporeo;
  • diarrea cronica;
  • irritabilità;
  • eccessiva stanchezza;
  • vomito e gonfiore addominale;
I bambini affetti da celiachia possono presentare anche segni di malnutrizione in quanto non riescono ad assimilare tutti i nutrienti essenziali presenti negli alimenti.

I sintomi della celiachia negli adolescenti

Solitamente questa patologia non si sviluppa in maniera evidente nell’ età dello sviluppo a meno che non ci siano particolari stress emotivi.
Nel caso si manifestasse i sintomi da non trascurare sono: problemi di crescita, perdita di peso, dermatite erpetiforme, diarrea e dolori addominali, gonfiore, fatica a svolgere le attività quotidiane.

I sintomi della celiachia negli adulti

La celiachia può comparire per la prima volta ed essere diagnosticata anche in età adulta.
Il fatto che non ci sia un’adeguata assimilazione dei nutrienti può portare delle conseguenze importanti per la salute.
Il mancato assorbimento del calcio può ad esempio aprire la porta alla comparsa dell’osteoporosi.
Anche l’anemia è una conseguenza della celiachia in quanto l’organismo non riesce ad assimilare correttamente il ferro.
I sintomi nell’ adulto riguardano l’intestino in maniera poco intensa mentre più probabilmente si avranno:
  • dolori alle ossa;
  • artrite;
  • anemia;
  • depressione;
  • osteoporosi;
  • capelli e unghie fragili;
nelle donne sono possibili cicli irregolari e dermatite erpetiforme.

Dermatite erpetiforme di Duhring o celiachia della pelle

Quest’ultima patologia è una malattia cutanea sempre correlata alla celiachia infatti viene chiamata celiachia della pelle. Viene a volte definita come malattia autoimmune ma essendo strettamente correlata alla celiachia è più corretto definirla come una manifestazione cutanea di un’intolleranza alimentare. Un celiaco non necessariamente manifesterà la dermatite erpetiforme di Duhring mentre chi presenta questa forma di dermatite è sicuramente celiaco.
La dermatite erpetiforme si manifesta con la comparsa di eruzioni pruriginose e macchie eritematose a livello cutaneo e può progredire fino a manifestare vesciche e bolle di piccole dimensioni.

Diagnosticare la celiachia

Come abbiamo visto è difficile avere con chiarezza una diagnosi di celiachia in quanto i sintomi sono uguali ad altre patologie.
Può infatti essere inizialmente scambiata per sindrome del colon irritabile, per diverticolite, per infezione intestinale e per sindrome da stanchezza cronica.
Se riconosciamo alcuni sintomi della celiachia è necessario sottoporsi a delle analisi che ci permettano di diagnosticarla in tempo ed evitare conseguenze irreparabili al nostro organismo.

Esami del sangue

Chi è affetto da celiachia presenta nel sangue un livello di anticorpi maggiore del normale per cui la prima cosa da fare per diagnosticare la celiachia sono le analisi del sangue con cui si deve determinare la presenza di anticorpi
Gli esami si concentrano in particolare su due anticorpi: AGA (anticorpi antigliadina di classe IgA IgG) e gli EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA).

Test anti-transglutaminasi

C’è poi un altro test che ci viene in aiuto per diagnosticare la presenza della celiachia, il tes Anti- trans-glutaminasi.
Questo test serve per rilevare anticorpi di classe IgA e risulta essere efficace oltre che  più economico da realizzare: per questo è spesso utilizzato come primo approccio per la rilevazione della celiachia.
Qualora i risultati fossero negativi ma si sospetta comunque la celiachia occorre fare ulteriori approfondimenti. E’ importante continuare ad introdurre glutine nel periodo precedente le analisi per non alterare i risultati.

Gastroscopia con biopsia in duodeno

Nel caso i risultati delle analisi  fossero positivi o per avere la sicurezza di poter escludere completamente la celiachia è necessario sottoporsi ad una gastroscopia con biopsia in duodeno con cui si  rimuove una piccola porzione di tessuto intestinale ed si individua un eventuale danneggiamento dei villi.
Gastroscopia endoscopica celiachia
Come si effettua la gastroscopia endoscopica per indagare una sospetta celiachia
Fonte: lifescript.com
Per ottenere il campione di tessuto viene introdotto l’endoscopio attraverso la bocca e lo stomaco del paziente fino ad arrivare all’intestino tenue e infine si prelevano i campioni attraverso gli strumenti passati attraverso l’endoscopio.

Breath test

Un altro test  molto utile in fase di screening della malattia risulta essere il breath test.
Questo test si esegue misurando ad intervalli regolari la concentrazione di idrogeno nell’ aria espirata da un paziente a cui sono stati somministrati 5 grammi di sorbitolo.
Se la concentrazione aumenta significa che il sorbitolo non è stato assorbito dal tenue ed è stato fermentato dalla flora batterica del colon, con produzione di gas intestinali tra cui appunto l’idrogeno.
Si evidenzia in questo caso un problema di malassorbimento intestinale tipico della celiachia ma anche di altre patologie. Un test che può risultare ma che viene scarsamente utilizzato è l’esame delle feci.
Nelle sindromi da malassorbimento è possibile trovare un’eccessiva quantità di grassi nel campione fecale (steatorrea) e un pH delle feci tendenzialmente acido.

Curare la celiachia è possibile?

Purtroppo non esiste una vera e propria cura per la celiachia ma  è possibile tenere sotto controllo i sintomi e migliorare il proprio stato attraverso un’alimentazione adeguata.

Rimedi naturali contro la celiachia

I rimedi naturali possono venirci in aiuto per alleviare i sintomi della celiachia. Ad esempio, esistono sostanze completamente naturali in grado di aiutare chi soffre di celiachia:
  • Essendo una malattia autoimmune andrebbe rafforzato il sistema immunitario e in questo caso si può assumere la tintura madre di echinacea;
  • Succo estratto dalle foglie di aloe vera con azione immunostimolante, antinfiammatoria e rigenerante dei tessuti;
  • Malva sia in tintura che tisane per le sue proprietà emollienti e antinfiammatorie; l’uso della malva è consigliato per sfiammare l’intestino e regolarne le funzioni.

Fiori di Bach

Anche i fiori di Bach possono venirci in aiuto:
  • Elm per il dolore straripante;
  • Scleranthus indicato per le fasi intermittenti della malattia, per l’alternanza del dolore:
  • Star of bethlehem se la diagnosi di celiachia viene vissuta come momento drammatico:
  • Walnut indicato nei momenti di cambiamento, aiuta ad adattarsi alla nuova alimentazione:

Medicina olistica

Nella celiachia è quasi sempre presente una condizione che va sotto il nome di iperpermeabilità intestinale che indica la perdita di coesione delle cellule mucose della parete intestinale: questo consente il passaggio diretto nel circolo sanguigno di sostanze non ancora digerite (tossine, frammenti di batteri e virus, proteine) attraverso le aperture che si creano nella mucosa intestinale.
L’organismo quindi per difendersi mette in atto una serie di meccanismi che spesso risultano essere violenti.
Le motivazioni che portano a questa condizione sono assai diverse e vanno dall’ inquinamento ambientale, allo stress, alle alterazioni della flora batterica, alla reazione a certi farmaci.
La causa principale sembra essere comunque la presenza di focolai di infiammazione che si innescano per la presenza di depositi di muco e altri rifiuti presenti nelle pareti intestinali a causa di errati stili alimentari.
Visto che le cause sono molteplici questo problema deve essere necessariamente affrontato da un punto di vista olistico.

Macrobiotica

Un valido aiuto ci viene incontro dalla macrobiotica che tiene in considerazione anche l’effetto negativo di alimenti e bevande molto diffuse nell’ alimentazione moderna, come zucchero, miele, caffè, alcolici, latte (anche soia e altri cereali), yogurt (anche di soia), molti tipi di frutta (banana e frutti tropicali),  pomodori, melanzane, succhi di frutta, bevande gasate.
Tutti questi alimenti hanno una natura fortemente espansiva che non fa altro che aumentare il distacco delle cellule epiteliali e ingrandire i varchi creatisi nelle pareti dei villi.
E’ consigliabile in un primo momento evitare sia cereali contenenti glutine ma anche evitare cereali con buccia spessa che possono irritare la mucosa, così come le verdure fibrose come carciofi, finocchi, sedano.
I cibi vanno cucinati molto bene e masticati a lungo per facilitare la digestione e l’assorbimento.
Sarebbe meglio consumare la frutta cotta. Una ricetta della macrobiotica che può alleviare i disturbi è la gelatina fatta con frutta cotta insieme al kuzu.
La macrobiotica tra le verdure consiglia di assumere quelle a foglia verde scuro e di evitare completamente i latticini.

Ume-sho-kuzu

Un consiglio molto valido per calmare lo stato infiammatorio e ripristinare le condizioni del tessuto intestinale è quello di utilizzare l’ume-sho-kuzu che è una bevanda gelatinosa a base di prugne umeboshi, salsa di soja shoyu e kuzu.
Questa bevanda va bevuta calda al mattino a digiuno e la sera prima di andare a dormire.
Un altro valido rimedio antinfiammatorio ci viene dato dalla crema di riso integrale fatta con il riso lasciato cuocere per due ore; si usa una parte di riso per 7 di acqua e si lascia asciugare l’acqua. Se in cottura ci aggiungiamo anche le prugne umeboshi questa crema diventa una vera e propria medicina per l’intestino infiammato.

Dieta senza glutine

L’unica terapia per la celiachia è la dieta priva di glutine, che deve essere tassativamente rigorosa perché bastano minime quantità di glutine per impedire il miglioramento istologico: l’alimentazione priva di glutine non è una prescrizione transitoria ma deve diventare uno stile di vita da seguire sempre.
Secondo studi fatti la concentrazione massima di glutine che un celiaco può assumere in un alimento è di 20 ppm (parti per milione), soglia oltre il quale il glutine diventa tossico: l’attuale legislazione europea sancisce questo limite per definire un prodotto senza glutine.
Il glutine non è una proteina essenziale ed escluderlo dall’ alimentazione non fa incorrere in carenze: inoltre l’alimentazione consigliata per un celiaco non è punitiva o restrittiva se si conoscono le valide alternative al glutine.

Cosa non mangiare se si è celiaci

Bisogna escludere i cereali che lo contengono come grano, orzo, segale, farro e avena , Ovviamente vanno esclusi tutti i prodotti di derivazione come farine, dolci, prodotti da forno.
Bisogna quindi consumare essenzialmente solo prodotti senza glutine.
Bisogna prestare molta attenzione a cibi apparentemente innocui ma che potrebbero essere stati contaminati dal glutine : quindi bisogna leggere con cura le etichette dei prodotti prima di consumarli.
Ad esempio l’amido di frumento ad esempio viene molto spesso utilizzato come addensante in molti alimenti e utilizzato anche nei preparati farmaceutici.

Il rischio della contaminazione dal glutine degli alimenti

E’ importante capire che anche un minimo contatto degli alimenti che contengono glutine con quelli per i celiaci può portare alla contaminazione dal glutine: questo può avvenire anche semplicemente utilizzando le stesse posate nella cottura.
Basta anche solo una piccola ingestione di glutine per rendere inefficace la dieta quindi è veramente fondamentale accertarsi di non ingerire in alcun modo alimenti che contengono glutine
Ad esempio l’amido di frumento ad esempio viene molto spesso utilizzato come addensante in molti alimenti e utilizzato anche nei preparati farmaceutici.

Il rischio della contaminazione dal glutine degli alimenti

E’ importante capire che anche un minimo contatto degli alimenti che contengono glutine con quelli per i celiaci può portare alla contaminazione dal glutine: questo può avvenire anche semplicemente utilizzando le stesse posate nella cottura.
Basta anche solo una piccola ingestione di glutine per rendere inefficace la dieta quindi è veramente fondamentale accertarsi di non ingerire in alcun modo alimenti che contengono glutine.
 Per contaminazione si intende l’aggiunta involontaria di glutine al prodotto alimentare o al pasto.
Possiamo distinguere le contaminazioni in:
  • contaminazioni crociate dovute cioè al possibile incrocio dei prodotti senza glutine con quelli contenente glutine; ciò può avvenire durante tutto il processo, dalla materia prima al consumatore finale;
  • contaminazione ambientale: causate da comportamenti scorretti da parte di chi manipola i prodotti o alle condizioni ambientali non perfettamente controllate;
Chi cucina per un celiaco dovrebbe seguire scrupolosamente alcune regole:
  • Abiti puliti;
  • Lavare le mani se si toccano alimenti contaminanti;
  • Attrezzi puliti o dedicati ai piatti senza glutine;
  • Superfici di lavoro pulite o utilizzate esclusivamente per i prodotti per celiaci;
  • No all’ utilizzo di cestelli multicottura;
  • Apporre sui sacchetti o contenitori specifico marchio per identificare i prodotti senza glutine;
  • Non utilizzare il forno per cuocere contemporaneamente prodotti con e senza glutine;
  • Non cucinare i cibi senza glutine in pentole usate per cucinare cibi con glutine senza lavarle accuratamente;
Le stesse attenzioni vanno utilizzate anche dai ristoratori: per questo è meglio non improvvisare pasti in ristoranti non esplicitamente adatti alla cucina per celiaci o gluten free.
Bisogna anche evitare il caffè del bar perché può essere contaminato dall’orzo, alla birra anche se si possono trovare in commercio alcune tipologie senza glutine, zucchero a velo, alimenti precotti, alimenti aromatizzati come possono essere gli yogurt alla frutta.
Per orientarsi meglio esiste comunque un prontuario che l’Associazione Italiana Celiachia ( AIC ) consegna gratuitamente ai celiaci e qui si può trovare un elenco di alimenti privi di glutine per ogni categoria.

Cibi consentiti e sostituti del glutine

Esistono dei validi sostituti ai cereali contenti glutine utilizzati per la panificazione che possono essere consumati tranquillamente da soggetti celiaci come la il riso, il mais e il miglio e i così detti pseudo cereali tra i quali troviamo l’amaranto, la quinoa e il grano saraceno
Questi alimenti pur avendo molto in comune con i cereali non appartengono alla famiglia delle graminacee e sono privi di glutine.
Sono consentiti:
  • i cereali senza glutine e i loro derivati: riso, mais, grano saraceno, miglio, quinoa, amaranto
  • frutta e verdura (fresca, essiccata, congelata, surgelata e liofilizzata)
  • tutti i legumi (freschi, in scatola, surgelati)
  • i preparati per minestrone costituiti unicamente di ortaggi
  • latte non addizionato da aromi o altre sostanze (ad eccezione di vitamine e/o minerali)
  • latte fermentato
  • formaggi freschi e stagionati
  • yogurt naturale (magro o intero)
  • uova
  • tutti i tipi di frutta secca con e senza guscio
  • frutta sciroppata
  • frullati, mousse e passate di verdura costituiti unicamente da frutta, zucchero, acido ascorbico e acido citrico
  • caffè
  • the
  • fruttosio puro
  • miele e zucchero
  • burro
  • oli vegetali
  • aceto di vino e balsamico
  • aceto di mele
  • passata di pomodoro
In generale, vista la crescente diffusione della patologia, ci sono anche sempre più prodotti senza glutine adatti ai celiaci e ristoranti che prestano grande attenzione a chi presenta allergie o intolleranze.
Un aiuto in cucina per realizzare delle deliziose ricette anche utilizzando delle farine senza glutine ci viene dallo xantano che è una gomma naturale polverizzata e si usa per rendere gli impasti morbidi e lavorabili.

Domande frequenti su specifici alimenti consentiti o non consentiti

Ci sono alcune classi di alimenti che creano dei dubbi in chi sta cercando di iniziare un’alimentazione priva di glutine e che i miei pazienti mi chiedono spesso in studio.
Vediamo insieme quali sono le principali:
Zucchero e zucchero a velo
Lo zucchero così come lo zucchero di canna e il fruttosio sono consentiti mentre bisogna fare attenzione allo zucchero a velo perché potrebbe contenere glutine in quantità superiore ai 20 ppm (parti per milione)
Yogurt
E’ consentito lo yogurt naturale (bianco o intero) quello greco (contenente unicamente latte, crema di latte e fermenti lattici) mentre sono da evitare per sicurezza yogurt bianchi cremosi con aggiunta di aromi, di soia, riso, ai gusti vari.
Patate e patate fritte
Sono consentite le patate ma sono da escludere patate prefritte, precotte, purè istantaneo o surgelato, patatine in sacchetto.
Soia
Come tutti i legumi anche la soia è consentita a patto che sia naturale e fresca, secca e in scatola o in alimenti costituiti unicamente da acqua, sale, zucchero, anidride solforosa, acido ascorbico, acido citrico, concentrato di pomodoro
Birra
La birra è una bevanda alcolica “fermentata”, ottenuta dalla fermentazione alcolica dei mosti preparati generalmente con malto di orzo e/o di frumento. Le birre tradizionali contengono generalmente quantitativi di glutine superiori alla soglia limite dei 20 ppm e pertanto non sono adatte ai celiaci, mentre sono in commercio da molti anni birre per i celiaci con malti di cereali naturalmente privi di glutine, come riso o miglio.

La celiachia fa ingrassare?

Molte persone si chiedono se la celiachia fa ingrassare.
Non esiste una risposta unica a questa domanda perché la situazione è soggettiva e dipende da molti fattori: condizione di partenza dell’individuo, presenza/ assenza e frequenza delle scariche, tipo di alimentazione seguita, attività sportiva, presenza di altre patologie concomitanti che rallentano il metabolismo.
E’ più probabile in realtà che la persona che soffre di celiachia sia sotto peso in quanto non assimila correttamente i nutrienti che introduce con il cibo.
Capita frequentemente che, una volta diagnosticata la celiachia e iniziata una dieta priva di glutine, la persona aumenti di peso per diversi motivi: per prima cosa diminuiscono i dolori e quindi è naturale riacquistare appetito e poi una volta che la parete dell’intestino inizia a ricostruirsi migliora l’assimilazione. Di fatto è un feedback molto positivo.

fonte : www.curarsialnaturale.it

sabato 17 ottobre 2015

Brioches di sfoglia (Dolci)...

Brioches di sfoglia (Dolci)



Difficoltà: Media
Tempo: 40 minuti

Ingredienti per 4 persone

  • 1 foglio pasta sfoglia vegan rotonda
  • 2 mele golden oppure renette
  • 3 cucchiai di uvetta sultanina
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 1 cucchiaio di olio di mais
  • buccia grattugiata di mezzo limone
  • cannella
  • rhum
  • zucchero a velo

Preparazione

Sbucciare le mele e tagliarle a pezzettini come per preparare uno strudel; mettere a bagno intanto l'uvetta in acqua calda.
In una padella antiaderente mettere l'olio e versare la mela a pezzetti, fare rosolare bene qualche minuto e aggiungere lo zucchero, girare ancora qualche minuto. Aggiungere l'uvetta e sfumare con il rhum, mettere la buccia di limone grattugiata e un pizzico di cannella, quindi lasciare intiepidire.
Accendere il forno a 180 gradi e, quando è caldo, prendere la sfoglia rotonda, tagliarla in 4 spicchi, lasciandola sulla carta da forno sulla quale si trova. Adagiare al centro di ogni triangolo di pasta sfoglia un quarto di composto di mela, quindi formare un fagottino ben chiuso. Trasferire delicatamente il foglio di carta coi fagottini su una placca da forno e infornare per 20 minuti (verificare la doratura). Al termine della cottura lasciare raffreddare, quindi cospargere di zucchero a velo e disporre su un piatto.

fonte :www.veganhome.it

venerdì 16 ottobre 2015

Usi ed utilizzo dell'olio 31...

Usi ed utilizzo dell'olio 31 



L’Olio 31 è un prodotto naturale costituito da un mix di 31 oli essenziali purissimi estratti da piante officinali tra cui menta piperita, eucalipto, arancio dolceanice, limone, finocchio, tea treerosmarino, cumino, aglio, timo, cannellasalvia e melissa. I suoi utilizzi e benefici sono molteplici per il benessere dell'organismo.
Gli oli essenziali contenuti nell'olio 31 agiscono in sinergia e fanno di quest'olio un prodotto dalle molteplici proprietà benefiche: esso è un antibatterico naturale, balsamico per le vie respiratorie, stimolante, rinfrescante e rigenerante per muscoli affaticati dallo sport, rassodante e purificante per la pelle, antidolorifico contro dolori muscolari e mal di testa; Inoltre purifica gli ambienti chiusi e profuma la casa e la biancheria. Vediamo nel dettaglio i molteplici usi dell'olio 31 che puoi sfruttare per avere benefici sul corpo e per la tua casa.

L 'olio 31 è perfetto per fare dei massaggi stimolanti e rilassanti: se hai i muscoli affaticati e doloranti dopo un'attività sportiva,aggiungi 10 gocce di olio 31 a un olio base per massaggi ( anche l'olio di mandorle dolci va benissimo) e friziona la parte dolente per ottenere un rapido sollievo. Puoi utilizzare questo metodo anche in caso di dolori di origine infiammatoria come torcicollo, lombalgia, dolori alla zona cervicale, etc. Contro il mal di testa massaggia poche gocce di olio 31 sulle tempie e sulla fronte.

Per combattere i malanni stagionali l'olio 31 è molto efficace e puoi utilizzarlo in vari modi in base al tipo di disturbo: per il mal di gola fai dei gargarismi utilizzando dell'acqua (circa un bicchiere) alla quale avrai aggiunto 3-4 gocce di olio 31; contro il raffreddore e il naso chiuso massaggia qualche goccia vicino alle narici, oppure versa alcune gocce su un fazzoletto per respirarne i vapori balsamici, e la notte direttamente sul cuscino per riuscire a respirare durante il sonno. 
Per un effetto ancora maggiore fai dei  suffumigi con acqua calda, versando 10 gocce di olio 31 per litro di acqua e respirando i vapori per 15 minuti.
Se hai i piedi stanchi e gonfi dopo una giornata pesante fai un pediluvio rilassante e rigenerante con acqua tiepida e 10 gocce di olio 31: gli oli essenziali presenti in esso riattivano la circolazione e ti daranno immediato sollievo ai piedi. Se oltre ai piedi, senti stanchezza in tutto il corpo, fai un bagno completo versando nell'acqua della vasca 20 gocce di olio e immergiti per almeno 15-20 minuti. Questo bagno tonificante ti regalerà una nuova energia.

Per la pelle e i capelli: aggiungi qualche goccia di olio 31 alla tua crema idratante e applicala sul viso (evitando il contorno occhi) per purificare e tonificare la pelle. Puoi adottare questo metodo anche sulla pelle del corpo dopo la depilazione, per evitare la formazione di fastidiose follicoliti e irritazioni. Per lenire il dolore e il prurito da punture di insetti, massaggia qualche goccia direttamente sulla puntura. Contro la forfora e il cuoio capelluto irritato o che prude,aggiungi qualche goccia di olio 31 allo shampoo, oppure friziona poche 5-6 gocce sul cuoio capelluto asciutto al bisogno.
Infine, utilizza l'olio 31 anche per la tua casa: per purificare l'aria,versa alcune gocce in un diffusore di essenze o negli umidificatori dei termosifoni; in tal modo respirerai aria pura e disinfettata. Per profumare gli armadi, versa qualche goccia di olio 31 in batuffoli di cotone e mettili dentro dei sacchettini di stoffa che puoi conservare nei cassetti. Per eliminare gli odori di cibo in cucina metti 10 gocce in una bacinella di acqua.

Non dimenticare mai:
  • Non utilizzare l'olio 31 sulla pelle lesa da ferite o abrasioni
  • Lava sempre le mani dopo l' utilizzo dell'olio 31 per evitare che finisca negli occhi


fonte :esseresani.pianetadonna.it